Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

mercoledì 29 giugno 2011

Drammaterapia e la Follia di Pulcinella

CINEMA-DRAMATERAPIA : Una Camera a Guado nello Stagno.
 Seminario tenuto a Roma da Plinio Perilli e Ermanno Gioacchini il 3 febbraio 2011,
presso il Creative Drama & In- Out Theatre. Performance Introduttiva, Nina Maroccolo
Non so se quella volta fosse responsabilità di Plinio o dell'ugola improvvisata di Ninì, certo è che sollecitare la follia ad uscire dal testo, dalla drammaturgia, come dal discorso sull'Arte e renderla visibile, ologramma a trecesntossessanta gradi, non è affatto facile. Plinio Perilli è un personaggio scomodo, si siede composto nella poltrona accanto alla tua, mentre tu giureresti di averlo davanti sul palco o dietro al tavolino della conferenza, e ti parla. E' così che "Pulcinella", deforme come la sua vena folle, improvviso ed affatto puntuale si materializza. I tomi possono giaciere lì, con le gambe (sempre che ne abbiano) accavallate, spigolati sul bordo del piano ed il discorso diventa una produzione a 3D. Plinio Perilli entra nel testo e lo svolge come un gigantesco poster per la coreografia del tuo spettacolo. E' un servitore gentile e lì ti serve appunto l'arte, meglio se cinematografica, ma poi quello, il cinema, ha fotografto già tutto, ed allora l'arte in generale, quella che tocca le tue corde, mai troppo comode od accomodate su quella poltrona.

lunedì 27 giugno 2011

Drammaterapia, Interpreti & Direzione

Dramatherapy Workshop, Consciousness vs. Awareness,
Angela Fracchiolla, Gianni De Angelis e Director. Roma, 17.06.11.
Fotografia, C. Gioacchini. Regia e Fotoelaborazione, E. Gioacchini 
@ Nero
Sonia… e cos’altro?
Costruiamo la nostra vita un giorno dopo l’altro con i materiali che ci vengono forniti -l’insegnamento dei nostri genitori-, quelli che troviamo strada facendo-, le nostre esperienze- e quello che ci piomba addosso proveniente dal contesto in cui viviamo.
Veniamo su così, con parti dure e parti estremamente molli, con caratteristiche architettoniche -il nostro carattere-  e falle di origine progettuale -il DNA-, con parti eccessivamente sviluppate o per contro, parti mancanti. E alla fine, al di là del risultato, proprio quello che temiamo ci spinge ad essere quello da cui vorremmo fuggire…
E Sonia, i cui genitori vogliono regolamentare per paura che diventi storta, storta lo diventa davvero, e si riconosce talmente in quel ruolo, che per sopravvivere a se stessa arriva a dare ragione a chi la accusava di esserlo quando ancora non lo era…
Utilizzo il lavoro che stiamo facendo con Sonia e le “sue vite”, l’analisi dei personaggi, per spezzare il filo dei miei ragionamenti. Faccio tesoro di tutte le esperienze, intense è il termine giusto, per fare chiarezza e per uscire dal solco che suona le stesse note musicali. Perché di fronte ad un attacco frontale dall’altro sesso (meravigliosa ed insostituibile altra metà del cielo) mi chiudo a riccio per poi contrattaccare e rientrare, in un gioco che fa così arrabbiare le mie interlocutrici?
Sicuramente ognuno di noi porta in una situazione del “come se” interpretativo, qualcosa che è presente nei propri rapporti di coppia e di vita in senso lato. Sicuramente nel nostro gioco dell’ultimo incontro c’era qualcuno che continuamente mischiava le carte e i ruoli nel tentativo di provocare reazioni che accendessero nuove dinamiche…
Però continuo a non vedere altra via d’uscita ed anzi… ritorno sulle mie abitudini e le mie strade.
A voler essere obiettivi queste virago in gonnella qualche problema relazionale ce l’hanno, visto il modo in cui trattano il loro maschietto di turno. E’ quantomeno strano che i vostri nervi sono così pronti a saltare se le risposte che arrivano dal malcapitato di turno (marito, compagno, amante, ecc…) non sono quelle che vi aspettate.
E ancora vi domando: Preferite un uomo con le palle che vi dice sempre quello che pensa, che se ne assume la responsabilità, serio, presente e che vi risponde per le rime quando, secondo lui, dite una cazzata, o uno che fa finta di starvi vicino e vi accontenta con smancerie e baggianate varie a cui siete tanto disposte a credere, e poi fa quello che gli pare, circuendovi e cambiando le carte in tavola?
Cosa realmente vi ha reso così infuocate nell’incontro-scontro con il sottoscritto?
Non avrò fatto da parafulmine di altre tempeste?
A voler rispondere a queste domande c’è da scrivere per ore, ma a me continuano a frullare in testa, mi aiutate a capire? Vi ricordo con piacere…

sabato 25 giugno 2011

Drammaterapia, Epistolario. "Caro Mario..."

17.06.2011, Consciousness vs. Awareness, Workshop di Drammaterapia,
 3° traccia.  Interprete, Angela Fracchiolla. Testo di F. Pitorri,
 Fotografia C. Gioacchini.  Regia e Fotoelaborazione, E. Gioacchini,
"23 Novembre 2001

Caro Mario,
ti scrivo oggi perché qualche giorno fa è stato il tuo compleanno ed io mi sono trovata a pensarti come se improvvisamente fosse tornato il tempo degli auguri. Non so più nulla di te, dei tuoi compleanni, di tutti gli spazi vuoti tra quell’ultimo abbraccio in cui cercavi di trattenermi ed il tuo nuovo indirizzo.
Sì mi domando perché scriverti, perché pensarti, perché oggi. Non conosco la risposta e forse non voglio nemmeno conoscerla.
Tu sei una grande finestra sul mio passato, ma quando mi affaccio e guardo il tempo, quello più giovane e quello che ci ha visto insieme, non sono affatto fiera di me. Vedo un’ombra minacciosa che riflette sull’asfalto caldo di agosto, avevo un vestito a fiori ed un profumo eau de matin e tu eri una figurina tenera nel controluce della tenda, destinata ad essere inghiottita giù per strada. Faceva tanto caldo e tu, piccolo soldatino di piombo, ti passavi ogni tanto una mano sui capelli… quante volte ti ho fatto mettere le mani tra i capelli… Volevi almeno una spiegazione, così dicevi, e poi volevi avere ancora una speranza e quella non c’era, non c’era proprio, Mario. Ti sei dovuto accontentare di poche parole, e ti ho lasciato così con la brutta copia del nostro amore. Quello ti sarà rimasto e non è per lasciarti un ricordo migliore che ti scrivo oggi.
Il tempo fa grandi cose e ci ricama addosso storie senza preoccuparsi di scolorire vestiti già messi; giusto qualche pausa, un po’ di silenzio e sensi di colpa che salgono e scendono giù dalle gambe alla testa come un’autostrada infinita. Credo di essermi persa lì dentro miliardi di volte e non ho mai cercato di giustificarmi, di consolarmi e di farti peggiore di quello che eri. Eri così: buono, obbediente, niente fumo, niente alcool, quello che si deve fare si deve fare e la vita é un copione già scritto, studio, i primi concorsi per il lavoro, la musica, famiglia. Io rientravo nella storia naturale delle cose ed è per questo che ti ho tradito e sono fuggita. L’ho capito all’improvviso e mi mancava l’aria nei pomeriggi con te, sempre più, infatti, riempiti di amici e di cose da fare. Poi è arrivato lui, un po’ trasgressivo, giramondo, con aspirazioni da letterato bohemien. Un fascino incredibile. Tu sei rimasto schiacciato. Hai presente Gatto Silvestro dei cartoni animati…schiacciato sotto un rullo ? Poi lui è sparito quasi subito un suo viaggio in Messico, ma tu sei rimasto una sfogliatella sul pavimento.
Perdonami Mario per non avertelo nemmeno detto quando tu chiedevi perché ed io affermavo che avevo solo bisogno di riflettere. Ma avevo già riflettuto su di te, omino piccolo piccolo ed ogni volta che provavo a salvarti, un desiderio di fuga prendeva il sopravvento. Perché, Mario, le tue braccia erano così poco forti e la tua voce così poco ferma? Perché parlavi così poco dei tuoi sentimenti ? Perché solo alla fine ho capito che mi amavi così tanto? Perché entravi in competizione con me ogni volta che dimostravo di valere? Perché, accidenti a te, c’erano sempre prima tua madre e tuo padre? Tua madre, avresti dovuto ucciderla ed ho ogni tanto, leggendo la cronaca nera, sperato di leggere la notizia. Ma niente, so che è ancora viva e quindi ancora cerca di controllare la tua vita. Come ti ha detto quando ha saputo che ti avevo lasciato “meglio perderla, quella puttanella, vedrai quante ne trovi…” ?
Ricordo ancora con disgusto il pollo con le patate che cucinava per te, sempre pollo e patate e la merendina che ti portava quando studiavi… Anche i regali che mi facevi venivano comprati con la sua imperativa consulenza. Da parte tua mai una ribellione, un commento fuori posto, un misero tentativo di autonomia.
 Poi, tuo padre che non mi rivolgeva quasi mai la parola (ma tu dicevi che mi stimava tanto), che dirigeva i tuoi studi , i concorsi, i gusti in fatto di macchine. Vai al diavolo, Mario. Perché mi sono sentita in colpa per tanto tempo sapendoti solo, condannandomi anch’io ad un esilio solitario come una sorta di espiazione per la colpa di averti fatto soffrire.
Non so cosa sia ora la tua vita, di sicuro la mia ha avuto il coraggio di interrogarsi per lungo tempo su tutte le sue ombre e di riuscire solo di recente a comprendersi meglio. Questa lettera fa parte di questo mio lungo percorso, in cui finalmente non ti chiedo più l’assoluzione per aver scelto il nulla piuttosto che te, ma mi riprendo quegli anni in cui con così poca dignità ho amato la mia solitudine. Ora conosco la risposta e spero che tu abbia, almeno un po’ abbandonato il sentiero del razionale e ti sia perso nel bosco.
Sandra"

giovedì 23 giugno 2011

A proposito di Teatro nel Teatro in Drammaterapia

Ambra De Innocentis (DramaticaMente Teatro) e Daniele Poto (giornalista)
 in Beyond Consciousness towards Awareness,
 Dramatherapy Workshop 17.06.2011,
In drammaterapia, quello che generalmente viene indicato come "teatro nel teatro", ovvero la rappresentazione della/nella rappresentazione, costituisce in questo speciale contesto quanto avviene all'interno del laboratorio personale (individuale) e gruppale del setting. La foto, in questo caso, lo rappresenta come quadro esterno e suggerisce immediatamente il concetto di "consapevolezza", atto riflessivo della coscienza.
Cosa stanno performando gli attori? Il testo della drammaturgia o qualcosa di se stessi? Ha importanza fare questo severo, ozioso distinguo, se è lo stimolo del testo ad offrisi come tavola già apparecchiata dove servirsi, tra rifiuti e richieste? Nell'interprete, il complesso incontro tra la situazione espressa dal testo e quanto dell'attore appartiene alla propria personale vicenda, assurge a materiale per il processo drammaterapico, un costante pescaggio e ripeescaggio tra elementi interni ed esterni, personali e gruppali (In-Out).
Una magnifica YoYo (Ambra De Innocentis) ed un superbo Daniele Poto, come interpreti, ad "improvvisare" le proprie reazioni e dinamiche psicologiche, a giocare i loro due, quattro, sei, otto ruoli...Ancora più particolare questa esperienza, se riflettiamo che si è trattato di un "attore" in drammaterapia ed un ospite, incosciente volontario! Quale magnifico specchio reciproco, dove interno ed esterno si moltiplicano per le due specifiche caratteristiche appena menzionate?

martedì 21 giugno 2011

Workshop Drammaterapia, Consciousness vs Awareness: breve briefing

Workshop esperenziale.
Lasciamo parlare le immagini, questo caledoiscopico snodarsi di performance tra l'improvvisazione e l'interpretazione guidata. Consideriamo la "consapevolezza" come una riflesso della coscienza, che situa questa ad un livello gerarchico superiore, osservata in un approccio di metacategorizzazione. Tradotto significa osservarzi al crocevia di possibilità altre. Differenti da quelle conosciute. Lo specchio viene rigirato ed è ciò che è dentro a specchiarsi sulla superficie del fuori.
Il contesto diventa significanrte quanto il testo e in bilico, sopra, maldestro ed autentico l'attore drammaterapico. Prima che inizi la sua performance, gli ricordiamo l'etica comune a qualunque attore, quella implicità in qualsiasi atto del darsi che in qualche modo costringe l'altro all'ascolto e poi quella più specifica in drammaterapia, dove si è osservati interpreti del personaggio e di noi stessi. Ringraziamo ospiti ed attori.

martedì 14 giugno 2011

DRAMMATERAPIA E IL TEATRO NEL TEATRO



@ director
Ricevo questo post da questo stupendo attore...


Ci sono cose che arrivano quando le cerchiamo, ci sono cose che arrivano perché ce le aspettiamo, ci sono cose che, indipendentemente dall’uno o dall’altro dei sopraccitati motivi, arrivano comunque, e sia che inducano in noi sentimenti positivi o negativi, sono quelle che sicuramente muovono più energia interiore.
Saltano fuori dal cappello di un mago, le trovi in mezzo alla strada dietro l’ennesima curva, le avverti guardando il cielo stellato, le percepisci quando stai insieme a una persona speciale… O te le ritrovi dentro solo perché hai guardato con occhi diversi…       
Nei giorni in cui non vado al lavoro, mi alzo e mi preparo il caffè, nel silenzio del mattino e di una altrettanto silenziosa cucina che affaccia sul cortile interno dello stabile in cui abito. “Lei” mi segue, e silenziosamente mi osserva compiere gesti ormai consueti, mi guarda bere il caffè, e altrettanto silenziosamente aspetta che mi preparo per uscire. Parliamo un po’, anzi parlo solo io, ma lei è un’ottima ascoltatrice, direi che pende dalle mie labbra…
Scendiamo velocemente le scale, lei mi precede, ma ad ogni pianerottolo si ferma e aspetta il mio arrivo, per poi sorpassarmi nuovamente mentre affronto la rampa in discesa. E’ il suo modo per farmi capire che è felice, lo leggo nei suoi occhi e in atteggiamenti ormai noti. Apro il portone e usciamo in strada, ancora non intasata dal traffico e dai pedoni. Parlo di Luna, la mia femmina di Labrador, che accompagna la nostra vita da più di tre anni, e che, a suo modo, mi ha fatto notare cose che non avrei pensato di scoprire.
Alcune espressioni del muso, alcuni atteggiamenti del corpo, spiegava una volta il nostro director, sono comuni a tutti gli esseri viventi, animali inclusi.
Un cane particolarmente espressivo, specialmente se vive a stretto contatto con la famiglia all’interno di un appartamento, instaura un rapporto di intesa fatto di gesti ed espressioni che non lascia spazio a fraintendimenti, cosa che a volte manca nel rapporto tra esseri umani basato sul verbale… Ciò che ha consentito la nostra evoluzione diventa un limite… A me viene da cercare la risposta nel fatto che spesso il verbale non è vero, o meglio, omette e nasconde parti di noi che non vogliamo arrivi al nostro interlocutore, per quella difesa, quel pregiudizio, quella difficoltà che ci fa muovere con circospezione evitando gli “errori”.
Il verbo, che grammaticalmente definisce l’azione nel tempo e nel luogo spiegandola in maniera inconfutabile, diventa, nell’accezione che definisce la capacità comunicativa propria degli esseri umani, lo strumento per circuire l’altro e per spiegare il meno possibile di ciò che vogliamo realmente comunicare, rendendo il nostro parlare una schermaglia fatta di pronomi, aggettivi, avverbi, sostantivi ed esempi che cercano di far capire “fuori” e poco o nulla “dentro”.
Ed è  per questo che instauriamo un rapporto sereno con un animale e non ci riusciamo con un essere umano; l’animale non ci giudica, non soppesa, non valuta e soprattutto non fa scattare in noi il riflesso del nostro pre-giudizio. E come Luna ed io ci capiamo con uno sguardo, allo stesso modo oggi sento molto più istintivamente le persone che ho davanti, e questo mi rende la vita molto più semplice e… leggera.
Se la difficoltà è una risorsa, perché ci rende migliori accettandola e lavorando per superarla, se la vita è un cammino da affrontare serenamente impegnandosi a dare il 100% delle proprie energie, continuo a cercare le mie risorse; dentro di me, specchiato negli altri, perfino negli occhi del mio cane.




DRAMATHERAPY & HYPNODRAMA

lunedì 13 giugno 2011

Drammaterapia, il Dialogo nell'Interprete

Creative Drama & In.Out Theatre, Nina Maroccolo
in un momento performativo, 2011
In più occasioni, ci siamo soffermati a discutere quel particolare processo psicologico e metapsicologico (psicodinamico) che inerisce quanto avviene nel setting drammaterapico, sia che questo si rivolga alla clinica che in un percorso sulle "risorse", come quello di DramaticaMente Teatro.
Per essere più esemplificativi e chiari riferiamoci alla foto allegata (cfr. foto).
Sul lato sinistro, troviamo l'interprete impegnato nella sua performance drammaterapica. Quest'ultima sollecita un dialogo interno che si svolge sia nel profondo (area delimitata dal rombo centrale ), che nel campo del visibile (restante area), nei due aspetti del "consapevole con se stesso" e del relazionale, la  "comunicazione esterna". Il personaggio raffigurato nel lato destro della foto costituisce la rappresentazione di questo dialogo. Tutto quanto  descritto rappresenta lo stimolo a quel dialogo, con costanti rimandi tra il dentro ed il fuori, nel campo della "finzione" (In-Out Theatre). Essa offre una cornice "protettiva" rispetto ad identificazioni troppo intense e differisce in tempi e in una specie di trasferta nell'inconscio quanto si va elaborando.  L'insight  (la comprensione) è agito, come nel metodo psicodrammatico, non "analizzato", ma la modalità, rispetto a quest'ultimo è velatamente autobiografica.

domenica 12 giugno 2011

Dramatherapy: the discovery of the new continent


@ director
La drammaterapia esplora lo spazio "verginale" dove la finzione gioca ad essere reale (il teatro), ma avviene quel processo ricco che trasforma il reale in un "possibile", in molti possibili universi. Interprete ed attore dialogano silenziosamente, prestando così due utili personaggi all'Io: il dialogo tra conscio ed inconscio del processo drammaterapico.

sabato 11 giugno 2011

Dramatherapy, Consciousness vs. Awareness: how drama works


@ director
Gregory Bateson, nel libro “Mente e Natura”, si chiede: “Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei con l’ameba da una parte e lo schizofrenico dall’altra?“ (Bateson, 1984). Ebbene questa è una domanda “magica” ed è quella che il "drama" è capace di esplorare. Nella ricerca del senso delle cose, appartenente alla Coscienza, esso ricostituisce il luogo primitivo del rimosso e del potenzialmente adattivo, declina realtà nascoste ed abilità (risorse) in dialogo con la parte cosciente, quasi sempre non consapevole di questo dialogo, proprio come avviene nel processo “artistico”.
L’apparato della Coscienza presiede alla conservazione di quella identità di cui è funzione e questo avviene con l’attribuzione di senso a quella ricostruzione simulatoria della realtà che lo circonda. Per ottenere questo, mette in atto costanti aggiustamenti delle proprie interpretazioni, ricorrendo a confrontazioni con processi di categorizzazione precedenti e ampliando la propria capacità organizzativa con i nuovi. Ove questo processo non riesca soddisfatto dalle analisi e meta analisi innescate dagli stimoli sulle precedenti esperienze, occorre una parziale od importante sospensione dello stato di Co ordinario, ed attivazione della funzione inconscia, forse il ritorno a quel luogo dell’obbedienza che ci suggerisce Jaynes. In essa, le caratteristiche di a-logicità del costrutto mentale, con sregolazione delle categorie mentali del tempo e dello spazio “danno rifugio” ad una ricerca di senso fuori fallita Haynes: “L’emisfero destro è più impegnato in compiti sintetici e spaziali.-costrtuttivi, mentre l’emisfero sinistro è più analitico e verbale. L’emisfero destro, forse come gli dei, vede un significato nelle parti solo all’interno di un contesto più ampio; esso guarda alla totalità. L’emisfero sinistro o dominante, come il lato umano della mente bicamerale, concentra invece la sua attenzioni sulle parti”.. Questa s’incontra a metà strada con la costante ricerca di senso compiuta dall’attività del nostro inconscio e dal rimosso, in una sognante pacificazione tra simbolico e reale –direbbe Lacan- nel primitivo “luogo della Ragione”.

giovedì 9 giugno 2011

Comunque, Con o Senza Teatro



A volte dico ai miei attori...che meraviglia...questo vortice di riflessioni molto belle ed acute attraverso l'interpretazione, che lasciano ombre buone di sicurezza nella coscienza di chi le formula, di chi le ascolta, di chi le osserva.
Il rammarico per chi resta fuori da questa dinamica, isolato nel narcisistico gioco di ombre cinesi, così lontano dalle tradizionali, invece fatte di poesia ed incanto.
Per chi si consola dimenticando che sta camminando su una strada solida e "vera" che si rivelerà solo virtuale ed invece ne potrebbe costruire una invisibile e "virtuale", così prepotentemente vera... valori, emozioni, sogni, sensazioni senza più specchi.
Perchè nessuna ombra potrebbe specchiarsi.
Per chi insegue la propria ansia e paura dimenticando che è la propria coda...senza fine.
Per chi non risponde al proprio compagno, al proprio vicino, al proprio destino e si perde in quello degli altri, su commissione od apparente libera scelta.

Invito eventuali ritardatari od indecisi (!) a prenotarsi per il prossimo workshop aperto al pubblico (giovedì 16 giugno, 20.30, vedi evento), ed agli ospiti del nostro teatro. Saggio estemporaneo di stralci drammaterapici ed improvvisazione con gli attori del Creative Drama & In-Out Theatre e dell'Atelier per le Risorse, DramaticaMente Teatro.

lunedì 6 giugno 2011

Dramatherapy, Awareness vs. Consciousness


@ director
"Really" ... we can begin to play with the terrible fragility of our sense-perceptual apparatus! The highest level of human consciousness/awareness is not represented by the works of the intellect, but rather the ability of knowing how to smile on its... "virtuality!

mercoledì 1 giugno 2011

Cinematherapy Workshop, A Camconcorder Wading through the Pond

Fuori dalla cinta della mura della città c'è un mondo che mi attende. I confini stretti di quello che conosco di me e del mio rapporto con gli altri. Il confine permeabile dell'incontro nuovo di quanto non toccho, dentro, delle mie risorse con quanto fuori può evocarlo e restituirmelo.
Esiste una realtà che non ho ancora fotografato e filmato, che riguarda l'incontro speculare di me con me nello scenario alieno ed evocatore del mondo.La performer Nina Maroccolo tenta il passaggi vocali e gestuali nello spazio quadrimensionale della coscienza. director
(13 febbraio 2011)