Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

lunedì 30 maggio 2011

Laboratorio di Drammaterapia: Beyond Consciousness (towards Awareness)


Un importante laboratorio esperenziale di tre ore a chiudere il primo semestre di attività del Creative Drama & In-Out Theatre e dell'Atelier DramaticaMente Teatro, fondati e diretti da E. Gioacchini.
Che non basti più pensare di essere individui dotati di coscienza per credere nell'armonia delle cose dentro e fuori di noi, da Freud in poi, è una realtà oramai indiscutibile. Ma cosa significhi percorrere una strada sempre più autentica verso la "consapevolezza" costituisce invece un problema aperto, di non univoca realizzazione. Il "cogito ergo sum" cartesiano oggi offre il fianco ai limiti della costante tentazione di fare della vecchia visione antropocentrica una nuova tendenza, travestita dal culto della personalità, dalla tecnofilia e dall'esaperato individualismo di nazioni e soggetti. Come alla dizione di "sviluppo" si sta sempre più sostituendo quella di "uso delle risorse, sviluppo e crescita sostenibili", così la scienza e la filosofia hanno infatti riconnotato l'individuo uomo come "attributore di senso" e la coscienza dell'essere non è più sufficiente a definirci.
Anche la drammaterapia, nelle sue diverse applicazioni, offre la possibilità di meditare sulla attuale condizione umana individuale e dinamica dei gruppi, con una approccio transculturale, trascendente, ma anche integrativo della diversità, come ricchezza.

sabato 28 maggio 2011

Drammaterapia, il Dolore della Mia Pelle




I bisogni, prostituiti sulle strade dell'anima. Questa, dimenticata, via dal dolore, via dalla vita. Soltanto Via. Via che si perde nelle nuove strade del mondo. I lampioni o le camere dell'hotel compagni del viaggio per Sonia. Fedeli promesse, come cornici sempre eguali. Le paurose voragini del passato, sopese ad osservare il presente, succhiandogli tutta la forza e la vista. Ecco, la cecità che potrà vendere. Il passaggio delle cose attraverso il nostro cuore lascia strie colorate di buio, suoni e colori a dispetto delle stesse cose.Untouchable.

My Skin, by Natalie Merchant
"Take a look at my body/ Look at my hands/ There's so much here That I don't understand/ Your face saving promises/ Whispered like prayers/ I don't need them/ I don't need them I've been treated so wrong/ I've been treated so long/ As if I'm becoming untouchable/ Contempt loves the silence/ It thrives in the dark/ With fine winding tendrils/ That strangle the heart/ They say that promises/ Sweeten the blow/ But I don't need them/ No, I don't need them I've been treated so wrong/ I've been treated so long/ As if I'm becoming untouchable/ I'm a slow dying flower/ Frost killing hour/ The sweet turning sour/ And untouchable Oh, I need/ The darkness/ The sweetness/ The sadness/ The weakness/ I need this I need/ A lullaby/ A kiss goodnight/ Angel sweet/ Love of my life/ Oh, I need this/ Do you remember the way/That you touched me before/ All the trembling sweetness/ I loved and adored?/ Your face saving promises/ Whispered like prayers/ I don't need them/ No, I don't need them/ Oh, I needThe darkness/ The sweetness/ The sadness/ The weakness/ I need this I need/ A lullaby/ A kiss goodnight/ The angel sweet/ Love of my life/ I need this Is it dark enough?/ Can you see me?/ Do you want me?/ Can you reach me?/ Or I'm leaving You better shut your mouth/ Hold your breath/ Kiss me now you'll catch my death/ Oh, I mean it"

Music: Artist: Natalie Merchant lyrics, My Skin, Album: Ophelia, Year: 1998

giovedì 26 maggio 2011

dramatherapy aims to explore the difference between consciousness and awareness


Drammaterapia, Attraversamento

Attraversare le velature che separano dati ed esperienze nascoste alla nostra coscienza, come attraversamento tra terre differenti, che restituisce la possibilità della consapevolezza.

La coscienza dovrebbe essere usata per esplorare la consapevolezza e quest'ultima non si esaurisce nell'essere coscienti. La realtà che percepiamo è legata a quanto di "culturale" e personale è stato costantemente archiviato nella nostra vita, che ci determina inconsapevolmente, nel buono e cattivo tempo di questo mondo. Ma questo mondo è solo la "mia realtà", con ampi spazi di condivisione che la storia dell'uomo a costruito.

Riconnetterci alla trama intera della nostra vita, è attribuirgli la dignità della consapevolezza, senza di essa la coscienza resta povera, lì a bisticciare con traumi, successi, le conseguenze, i rapporti causali o gli accidenti casuali!

La drammaterapia spinge a fare questi viaggi di transizione tra un mondo esterno e uno più nascosto, ricco di conflitti e di risorse. Per questo la realtà "consola", mentre il viaggio "conforta".

mercoledì 25 maggio 2011

Statistics (dramatherapy Activity)

The graph shows a significant increase in activity to and from our blog.
Congratulation!

SLESIA, drammaterapia a distanza!

Slesia, Dramatherapy Backstage, Sonia, The Rest of My Life,
DramaticaMente Teatro, Maggio 2011 
@ Slesia
Ragazzi, ho finalmente, e purtroppo brevemente, la possibilità di usare Internet mentre sono ancora qui in Italia. Posso solo rispondere alle vostre bellissime parole su di me con parole di gioia e benvenuto verso di voi. Che bello conoscere me? Ma no, che bello conoscere voi!! Conoscevo alcuni di voi dai filmati e dalle foto che pubblica il Director, ma vedervi di persona, incontrarvi (= venirvi incontro) davvero, che meravigliosa emozione. Al momento del Backstage, vi ho visti 'sentiti' nell'intensità dell'azione, nelle riflessioni, nel tentativo di condividere parti conosciute e risorse nuove di voi stessi. Senza paure, senza false riserve, senza timidezze formali, ma nell'onestà della ricerca in se stessi e con gli altri. A cena poi, il momento rilassato, conviviale, in cui era bellissimo scoprirsi intorno a un tavolo a ridere e scherzare, peccato non ci foste tutti... Spero di avere presto un'occasione per rivedervi di nuovo e condividere altri momenti di intensa togetherness (lo stare insieme). Grazie a tutti.

Il Percorso in Drammaterapia

Dramatherapy Process, Backstage, Pulcinella,
 Sonia, The Rest of My Life, 13 maggio 2011

Dramatherapy Process as Shifting Cultivation

Dramatherapy Process as Shifting Cultivation.
(Dramatherapy Backstage, Astra and Fenice
in Sonia, the Rest of My Life, 13 maggio 2011)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La "shifting cultivation" è una tecnica praticata dalle popolazioni che vivono ai bordi della foresta pluviale sempreverde.
Si tratta di una tecnica tipica nell'agricoltura familiare di sussistenza.
All'inizio della stagione secca avviene l'abbattimento di piccole parcelle della foresta secondaria attraverso i limitati mezzi delle popolazioni locali.
Le ramaglie vengono incendiate, le ceneri che si formano hanno un alto potere fertilizzante.
Poco prima dell'inizio della stagione piovosa vengono seminate diverse colture in consociazione. Molto spesso si tratta di specie amilacee da tubero (manioca, igname, taro, tannia), ma anche banano plantain, mais, arachide. La raccolta di queste specie varia a seconda del ciclo (dai 2-3 mesi fino a più di 24 mesi per le specie a ciclo lungo).
Vengono quindi ripetuti più cicli delle specie a ciclo breve all'interno di queste parcelle, il tutto caratterizzato da una "confusione" d'impianto: la consociazione non viene realizzata in maniera razionale come nell'agricoltura tradizionale, bensì in maniera disordinata. Ciò permette: di limitare gli interventi per l'eliminazione delle erbe spontanee, di far sì che le varie specie possano esplorare il terreno e lo strato aereo secondo le proprie esigenze, di limitare gli attacchi parassitari. Nel giro di pochi anni la fertilità decade quindi le parcelle vengono abbandonate per spostarsi in aree vicine non ancora disboscate. La foresta secondaria avrà una rapida ricrescita dalle ceppaie rimaste nel terreno.

Questo continuo abbattimento della foresta e la sua conseguente ricrescita è in perfetto equilibrio e quindi non viene arrecato un danno all'ecosistema foresta.
(in corsivo i perodi che si prrestano ad una corretta interpretazione della metafora)

domenica 22 maggio 2011

Drammaterapia e Ri-Creazione


"Leggo, rileggo e leggo ancora, non so quante volte ho riletto questo scritto. In questo dialogo c'è qualcosa che non mi permette di entrare e questo mi crea confusione, come quando, nella routine di tutti i giorni, non capisco qualcosa e non so cosa fare.Sicuramente mi appartiene, ma è distante da me. E' pure vero che le risposte non arrivano a comando, forse in un momento non so quando, per magia o non so per quale cosa, i dubbi si sciolgono e ti accorgi che la situazione è cambiata, questo è il dialogo non razionale, ma interno, tra il personaggio e noi. Un'altro processo interno è partito,questo è importante, senza l'aspettativa della sentenza. Liberta  (21 maggio 2011 15:43) " 


Questo dialogo interno di Libertà merita una riflessione più estesa di quanto abbia permesso la mia risposta al suo commento nel precedente post. Il suo è un pensiero pieno di meravigliosi dubbi, senza una segnaletica, ma traduce intensamente l'idea che il ventaglio di possibilità per noi si apre ogni qual volta siamo liberi di accettare l'incognità, il dubbio, l'errore.
Scrivevo più in basso...Tutta la moderna psicologia e studio della mente dimostra che la "attenzione", quella sorta di iniziale, spontanea motivazione all'esplorazione dell'oggetto davanti a noi, è essenziale perchè si crei un potenziale, canale, virtuale, invisibile verso l'elaborazione più profonda e che questa sia amplificata dalla volontà di voler far lavorare su di essa l'inconscio. Tu, con questa risposta secca, a poca distanza dalla pubblicazione del post, la dimostri, Libertà. Fai attenzione, perchè qualcosa ti colpisce proprio in quanto sembra sfuggire, senza finire nel contenitore del "tanto non è importante per me, non mi riguarda".

Si, è possibile che un nuovo processo si sia inserito su quello più vasto, "drammaterapico" appunto, che è in atto...e che una strana "familiarità" con i contenuti del dialogo ti incuriosisca e sia il detector di quanto avviene più profondamente, nella tua scatola nera. E' questo che io chiamo laboratorio virtuale. Ma lo abbiamo detto già moltre volte...tutta la realtà, quella pensata da noi evidentemente, è virtuale, una enigmatica, incoerente, misteriosa ed addomesticata visione del mondo.

sabato 21 maggio 2011

DRAMATHERAPY COLLAGE, 2

Dramatherapy Backstage, Sonia, The Rest of My Life, Slesia and Libertà,
Atelier DramaticaMente Teatro, 13 maggio 2011.
Nel "teatro" puoi tentare di parlarci (con lei), da persone adulte e concrete- "Ma che vuole...questo?"-pensava intanto lei, scompisciandosi dalle risate, amare, ma pur sempre risate.
Non potrà sfuggire, lì bloccata in scena, con l'unica possibilità di fuga costituita da un "vuoto" di memoria, cosa che del resto le è così familiare. Non potrà continuare a spennellarsi la faccia di colori che renderebbero grazioso anche il più ruvido degli elefanti! Dovrà pure ascoltare una volta tanto e, soprattutto, rispondere a tono, senza strillare, da persona razionale...
"Dio mio com'è terribilmente ...ripetitivo! Le stesse parole, gli stessi gesti...cerca l'occasione ancora una volta per parlarsi da solo, addosso e convincersi che davvero non gli servo io...per avere ragione! E' solo una prova di democrazia! Finge che io sia necessaria alla sua... discussione. Potrei doppiarlo...eh sì, probabilmente ci guadagnerei anche qualcosa, se mi chiedessero di metterlo in scena! " -Questo pensava Sonia, mentre quello si affannava a mettere in ordine le parole, i concetti, perfino le smorfie più adatte.
Il director- "Che fate lì, dove siete,dove andate? "
-"Perchè mi chiede dove vado...io sono qui e questa è la buona occasione per parlarle senza che scappi, che segua la telefonata alla migliore amica, poi, il giorno dopo, quella alla madre, la macchinetta del caffè per due che ne fa puntualmente solo uno, domani, per lei, e l'astinenza dal contatto con la "dea" per almeno una settimana!"- Questo invece pensava lui, mentre, lei, l'attrice, si prendeva tutte le battute che egli avrebbe ben diretto ad altri, non molto distanti.
Ma non serve a questo la drammaterapia? A darti, burattino tra i burattini, il coraggio di  p a r l a r e?!
"Stop, siete troppo dentro...Libertà l'hai soverchiata, eri solo in scena!"- Il director che interviene.
Sonia -"Ma nò, anzi mi divertiva....(rivolto a Libertà), ehi tu fotografo da strapazzo, devi solo ringraziare che le fotografie me le fai qui nella piece, altrimenti la Sonia che è in mè ti avrebbe stampato contro il primo muro, e molto a colori!".
Libertà scoppia a ridere. Forse non va sempre così...questo della giusta distanza "estetica" dalle proprie emozioni, forse serve al riparmio dei decibel nella sala di prove..."Director, è proprio difficile trovare il volume...delle nostre emozioni".
Director- "O piuttosto ...di quelle che davvero ti servono...".


giovedì 19 maggio 2011

DRAMATHERAPY COLLAGE 1

Dramatherapy Backstage, Sonia, The Rest of My Life, Astra,
Beatrice and Jolie, Atelier DramaticaMente Teatro, 13 maggio 2011
Le donne di "Sonia" sono arrabbiate, a volte furiose, condannano il mondo, gli uomini, le madri, forse salvano solo le figlie. Sono figlie anch'esse, trascurate, con il fondo tinta che copre i solchi di un dolore antico. Vogliono piacere e vendono piacere, selezionano gli ospiti, si fanno usare, usando. Piangono da sole. La loro dignità non è sbandierata su nessun poster di partito, nè corre tra i fili invisibili dei cellulari. Esse preferiscono "incontrare", collezionando il bene ed il male, accuratamente, in librerie segrete della propria anima. Non sono faziose, ma terribilmente polemiche. La polemica intrattiene il vero ed il falso, mentre parlano, nella loro testa. Si illudono di dargli scena, di "pulirsi" del passato, di "superare" il presente". Divengono madri per caso e questo riesce a fargli rimuovere le scene dell'oggi.
Astra: "E' questo che riesci a dirmi...davvero tutto qui quello che riesci a dimostrare?!". Beatrice: "Sono stanca, stufa e stanca, annoiata...nessuno spiraglio di novità nei tuoi occhi. Come fai,. dimmi...come fai a non vedere!"
Jolie: "Sei crudele! Neanche l'evidenza ti convince, niente può cambiarti. Ho sempre visto altro nei tuoi occhi, ma ero solo io ad osservarmi..."
Disincatate, nemmeno più interessate a pagare un "riscatto" per riprendersi la loro vita, "Il Resto della Loro Vita". Le donne di "Sonia" lottano da sole, per affermare che vi era una possibilità diversa. Poi una figlia. Il cerchio magico che promette correzioni del percorso, che consola, che riempe ora il loro presente (5° Atto). Tutto il resto lo penserà il pubblico...

martedì 17 maggio 2011

Drammaterapia, il personaggio che è dentro

Dramatherapy Backstage, Sonia, Il Resto della Mia Vita,
 Pulcinella, Atelier DramaticaMente Teatro,
 13 maggio 2011

lunedì 16 maggio 2011

Dramatherapy, Discussion without Truth

Dramatherapy Backstage, Sonia, Il Resto della Mia Vita, Astra e Fenice,
Atelier DramaticaMente Teatro, 13 maggio 2011

Dramatearpia, prove d'Autore

Dramatherapy Backstage, Sonia
 Il Resto della Mia Vita, Jolie, 
13 maggio 2011

domenica 15 maggio 2011

Drammaterapia, sincretismo tra interprete ed attore

Dramatherapy Backstage, Sonia, Il Resto della mia Vita,
Libertà, Atelier DramaticaMernte Teatro, 13 Maggio 2011
@director

Dov'è il passaggio di confine tra interprete ed attore? Come si compie l'osmosi tra i due territori (qunto conosco di me e qunto mi chiede la parte di interpretare)? L'interpretazione teatrale possiede per binario: la tecnica attoriale. Questa permette di vestire abiti anche insoliti, che usano tutto il bagaglio (estremamente ampliato ed affinnato) delle percezioni, sensazioni, emozioni umane, come anche quello cognitivo, con abilità come la memoria e l'attenzione, ecc. Nel setting drammaterapico, la drammaturgia è invece usata come una luce dedicata che fotografa e riprende la vicenda del soggetto, colorandola di inconsueto. Il risultato è quello di evocare fantasmatiche rimosse o riproporre all'attenzione cosciente paesaggi dati per scontati. La ricontestualizzazione di quanto già esperito, già cosciente o meno (mi riferisco agli aspetti cognitivi ed affettivi delle esperienze archiviate), all'interno della cornice del teatro (come se), crea un dialogo particolare intrapsichico e poi relazionale che noi chiamiamo "processo drammaterapico".
Il personaggio, nella familiarità od estraneità di quanto costituisce l'esperienza specifica dell'interprete (alcuni ruoli ci sono conosciuti, altri non sono stati mai sperimentati), è l'altro con cui dialogare, una sottile "conversazione" che si esprime nella performance, che fa evolvere e modificare quest'ultima in stretto rapporto con quanto elaborato. Il "logos" (la parte così lavorata) diventa allora il luogo psicodinamico dell'incontro con l'altro mondano (il compagno attore, tutto il gruppo), quello che permette di sperimentare le prove d'autore dell'inconscio. Se questo processo avviene molte volte, in andata e ritorno, con contenuti che dal comparto intrapsichico trovano espressione nel setting per rideterminare successivamente nello psichico quanto già evocato, noi definiamo questo processo "In-Out", e il regista ed il gruppo hanno il potere ed il ruolo di sollecitare questa dinamica (Creative Drama & In-Out Theatre).
La tecnica drammaterapica serve questo scopo ed il regista deve usare artifici e provocazioni per evitare che il testo si insinui nei canjons già scavati del pregiudizio, dell'abitudine e delle resistenze. Si potrebbe immaginare il testo bussare alla porta del soggetto. Questi la apre, ma il testo continua a bussare. L'ospite fa presente che la porta è stata aperta e che egli può entrare. Generalmente la perplessità che accompagna un terzo turno di colpi all'uscio, spinge la richiesta più profondamente, oltre l'ovvietà delle risposte e determina il "drama".

DramaticaMente Sonia

Backstage Sonia, Il Resto della Mia Vita, Slesia interpreta Sonia,
Atelier DramaticaMente Teatro,13 maggio 2011

giovedì 12 maggio 2011

Drammaterapia e l'Inganno della Comodità.

La comodità ha il contraddittorio duplice aspetto di promettere un "comfortable way" ed insieme imprigionare potenziali risorse. Ti accomodi, appunto, ti siedi su quella accogliente poltrona modello Morris e tutto si addormenta. Ma perchè si dovrebbe fuggire da tale auspicabile condizione di benessere. Perchè, dunque, dovremmo finire per trovare "scomodo" ciò che è innegabilmente comodo, che offre morbidezza alle ossa ed ai pensieri?
Cortazar, in un memorabile piccolo stralcio della sua antologia di storie di Cronopios e Famas, dibatte tale "dilemma" ("la posizione più comoda per la zia"). L'intera storia dell'Uomo si dimena tra l'affanno nobile o mortificante alla ricerca del perfettibile e l'inesauribile epicureo piacere del lasciare che le cose scorrano in avanti, che siano gli altri a portarle, dell'immersione più assoluta dello "stare a guardare". Tipologie psicologiche, ideologie, filosofie, persino visoni scientifiche o psedudoscientifiche e -se volete- anche la new age si sono imbrogliate, scrivendo la nostra avventura umana, nell'incociliabile dissidio tra la tensione verso il sedersi e quella verso il camminare in avanti, ideale lotta con il tempo, dentro al tempo, fuori del tempo...
Astra, nel suo ultimo commento al post nel blog, accenna saggiamente al fatto che, essendo l'abitudine sovrana, sempre, nel bene e nel male, si debba ingannare il vizio dell'inerzia, se si desidera scoprire altro in sè, che quella non abbia adormentato tra le righe comode e conosciute delle nostre vicende. Mi compiaccio che alcuni codici semantici stiano positivamente contaminando la semplicità, a volte incauta, altre volte meritatamente comoda, dello stare seduti ad aspettare che qualcoisa avvenga (a questo ti riferisci vero Astra?).
In drammaterapia, la "finzione" ti copre le spalle dall'evidenza che alcune cose in realtà ti siano "familiari", benchè sconosciute...te le mette indosso, con il pretesto del "come se", ed apre quello straordionario dialogo che solo il teatro può sollecitare, nell'attore, nello spettatore.
Ci sono film per i quali non si esaurirebbe mai il piacere di rivederli, a distanza di tempo. Ed alcune musiche fanno lo stesso effetto. Ma c'è un film personale, affascinante, in costante preparazione, che accetta variazioni in corso d'opera, che è la nostra vita. Seduti od in piedi, ne siamo spettatori ed attori. E confortabile può essere una vita intera, un amore, un momento ed insieme tenere dentro molte domande. Il potere è quello di aprire ogni tanto e serenamente farcele. Domani nel backstage di "Il Resto della Sua VIta", scomoderemo Sonia, tentando di distoglierla dalla "disperazione" (sentimento  nel quale ed attraverso, sempre, in qualche, modo ci salviamo) ed imbrigliarla nelle domande, nella "confortable possibility" delle risposte.

Comfortable - John Mayer

domenica 8 maggio 2011

Backstage Piece Drammaterapica, Sonia Il Resto della Mia Vita

Venerdì 13 maggio, 2011. DramaticaMente Teatro e il Creative Drama In-Out Theatre sono lieti di invitare attori ed ospiti al Backstage della prossima piece in costruzione: Sonia, Il Resto della Mia Vita..
La circostanza permetterà di mostrare, in un laboratorio dal vivo, aperto al pubblico, strumenti e metodo del teatro drammaterapico nella messa in scena di un play.

sabato 7 maggio 2011

Drammaterapia e Parola

Nero e Libertà, Atelier DramaticaMente Teatro, 2011
@ director
Recentemente, su facebook, con una mia cara amica, ho avuto un amicale "bisticcio" di parole proprio su le..."parole": si stava commentando il passo di Pessoa che qualche giorno fa ho trascritto qui. Parola simulacro, parola segno, parola concetto, parola forma.
In questo ultimo mezzo secolo la contesa tra forma e contenuto ha subito un duro colpo, con la scoperta (del resto non nuova) che i contenuti hanno impressa l'origine del contenitore e delle sue forme, che siano apparenti o legate al pensiero simbolico-astratto; che forme casuali hanno determinano lo sviluppo dell'evoluzione e che sui grandi numeri la statistica vince sempre, ma non riproduce la realtà del pensiero. E' un discorso che, almeno in questa sede, ci porterebbe troppo lontano. Esso ha "pericolosamente" intriso di relativismo la nostra cultura, ma che è stato necessario che accadesse come in ogni transizione verso una coscienza più "sottile". Desidero prendere lo spunto da questo per sottolineare alcuni aspetti del nostro importante lavoro, di cui ognuno di voi può sentirsi a pieno diritto "soldato" nella costruzione della "pace" (alludo ai conflitti interni ovviamente!).
La mia cara amica esprimeva un giudizio che, genericamente, condivido: bisognerebbe sbucciare la realtà dalle sovrastrutture (la realtà che noi facciamno funzionare in noi: bisogni e desideri) e tenere i noccioli di verità. Ma esistono questi nuclei puri di immanente  guida dei nostri disegni? Ed io sottolineavo come anche nello spogliamento della realtà dalle sovrastrutture (che voi ed io chiamiamo fronzoli od orpelli...ci intendiamo), bisogna essere cauti. Come togliere la casa ad una chiocciola! Esse parlano "ritualisticamente" (anche un edificio può essere un "rito") delle nostre paure, e sono segnali, visibili o nascosti di quello che siamo, siamo stati e potremo essere. In tal senso il nostro "teatro drammaterapico", insieme alla radice psicodinamica e creativa, sottolinea quella antropologica, discute particolarmente del valore del simbolo e del rito e con simboli e riti fa "giocare" i propri partecipanti.
A volte, mi verrebbe la tentazione di tentare un cauto e significativo discorso su Lacan, anche con voi, digiuni di psicanalisi e forse di gran parte della filosofia. Alcune menti pescano le idee dai sogni che orbitano sopra le nostre teste e ne fanno dono a tutti gli altri uomini. Poi comprendo che ogni edificio ha i suoi limiti, ma che essi costituiscono anche un assoluto, senza confronti.
Ed allora, nella prassi, che escano improvvisamente da una scatola verniciata di fresco o si muovano tra le pareti invisibili di ambienti solo "pensati", questi nostri simboli! Che il vostro inconscio con essi, produttivamente, continui a lavorare!

mercoledì 4 maggio 2011

Teatro, Attore e Drammaterapia

Detesto essere riduttivo, ma è un esercizio impagabile quello di riassumere, condensare, affilare le idee finchè diventino concetti e condensati del racconto che riguarda l'uomo. In questo caso il mestiere dell'attore. In tale ottica, gli allievi dovranno leggere...la significativa collocazione dell'attore nella drammaterapia e ciò che la differenzia dal teatro propriamente detto. Sottintendo propedeutiche tutti quegli interventi già svolti e discussi sia nel blog del CDIOT che in quello dell' Atelier LiberaMente.
Ciò premesso...

Nel Teatro
L'Attore nasce al punto d'incontro dell'interprete (specifica scuola di formazione, specifica personalità artistica) ed il personaggio (caratterizzazione di un ruolo, nel contesto dell'opera teatrale).Dunque egli, nel teatro come nel cinema, è la risultante dell'incontro tra una personalità addestrata alla "finzione" ed un carattere, come voluto dall'autore ed individuato dal regista.
  • L'Attore, con tutta la macchina teatrale (scenografia, organizzazione) è "al servizio" del testo;
  • Il Testo è "al servizio" della comunità;
  • Il Teatro nasce dall'opera teatrale allestita (attore, regista, ecc) nell'incontro con la comunità.
Esso non è un edificio, non una compagnia, è piuttosto una "funzione" (artistica) che si esercita attraverso lo scambio "creativo" tra attore e pubblico. Perchè vi sia "teatro" serve almeno un attore ed uno spettatore (Grotowsky). Lo "spettacolo" è costituito da tale incontro.

Nella Drammaterapia
Laboratorio di Drammaterapia, "Il Pavimento delle Emozioni",
 DramaticaMente Teatro, Aprile 2011
  • Il Testo è "al servizio" dell'attore;
  • L'Attore è "al servizio" dell'interprete;
  • Il Processo Drammaterapico lavora nella direzione della spinta evolutiva della   singola personalità e del gruppo, nella ridefinizione di risorse e conflitti, confini e  compiti.
Nel Teatro Drammaterapico (ad esempio il Creative Drama & In-Out Theatre), il "processo drammaterapico gruppale" è "al servizio" della comunità. 

Drammaterapia e Consapevolezza nella Evoluzione


@ Nero
Guardo sempre con piacere le nostre performances, attori in fasce che si mostrano per quello che sono; inesperti e insicuri quanto genuini e capaci di portare in scena le proprie difficoltà, lasciando che l'esperienza attoriale faccia da apripista al cammino dell'inconscio in un'osmotico scambio di emozioni e sentimenti a volte sconosciuti, seminascosti, negati o dimenticati in qualche angolo remoto del nostro Io. Perchè l'animale primordiale che strisciava e sentiva con il contatto e il fiuto ha poi dovuto evolvere in un essere capace di organizzarsi in modo più complesso e "culturalmente" più completo, ma non per questo scevro da rischi, ansie e momenti di sconforto, per le inevitabili e a volte salutari cadute e regressioni. E allora ben venga il pavimento che ci riporta ad uno stato semiembrionale; e ben venga la musica che ci fa sentire il ritmo della vita; evviva la danza che accomuna gli animi e li rende partecipi di qualcosa che supera l'individuo per portarlo nella dimensione gruppale; ed ancora grazie all'"Attore" che si spoglia degli orpelli e dei fronzoli di quella crescita che lo ha avvantaggiato e penalizzato al contempo, per essere se stesso alla ricerca del suo "senso".

@ director   
Che si possa far lavorare la mente, darle il permesso, sospingerla alla scoperta, amre il proprio sentimento di stupore, mentre scopre l'altro (che è già atto d'amore a doppio  ed unico senso senso) costituisce quanto tu descrivi. Ed allora desidero risponderti e raccontare ai tuoi compagni di viaggio un passo significativo di Bernardi Soares, alias Pessoa. A presto caro amico.

" Hai già pensato, o tu, l'Altra, quanto invisibili siamo gli uni agli altri? Hai già riflettuto su quanto ci ignoriamo? Ci vediamo, ma non ci vediamo. Ci udiamo, ma ognuno ascolta solo la voce che è dentro di sè.
   Le parole degli altri sono errori del nostro udire, naufragi del nostro comprendere. Con quale fiducia crediamo nel nostro senso delle parole altrui. Voluttà che altri pongono nelle parole, ci sanno di morte. Leggiamo voluttà e vita in ciò che gli altri lasciano cadere dalle labbra senza l'intenzione di dargli un senso profondo.
   La voce dei ruscelli che interpreti, innocente ripetitrice, la voce degli alberi nel cui mormorio riponiamo un senso -ah mio amore ignoto, quanto tutto questo è noi e tutto fantasie di cenere, che sgocciola lungo le grate delle nostra cella!"*

Nessun eco, profanante, a quanto scrive il poeta, ma è per quanto egli avvicina alla nostra mente che ci spingiamo più forte a dire che serve il salto verso l'"altro". Non acrobatico, non rovinoso, ma salto.
Parodiando quanto descrive  J. Cortazar, perchè davvero il mondo non  si divida, irrimediabilmente, tra Cronopios e Famas.
  

* Pessoa, Il Libro dell'Inquietudine, 325, New Compton Ed., 2006  

lunedì 2 maggio 2011

Drammaterapia, Il Pavimento delle Emozioni

Laboratorio Drammaterapia, 20 Aprile 2011

Il Pavimento delle Emozioni. Questa danza è il momento conclusivo del laboratorio. Quest’ultimo esplora il percorso dalla comunicazione animale sino all’intenzionalità consapevole dell’essere evoluto, atto cosciente, appunto una “danza”. Riepilogo simbolico che riassume filogenesi ed ontogenesi.In questa esperienza, il warm-up consiste nel proporre identificazioni, esasperando a tratti ruoli ed atteggiamenti. Nell’esempio del video, al microgruppo (tre persone) è suggerita l’attività del “ricordo”, sino al “rimpianto”. Successivamente, una tabula rasa dispone i soggetti a terra, luogo di origine, posto primitivo, con un contatto reciproco che sia casuale: una chemiotassi che preceda lo sviluppo dei sensi più affinati, di quelli che interverranno più tardi, quali l’udito e la vista. I partecipanti hanno gli occhi chiusi e l’unico orientamento è costituito dallo spazio intorno, libero od occupato.
Diversi milioni di anni e…l’invertebrato diviene “uomo”. Lo sviluppo dei suoi sensi e poi la coscienza costruiscono in parallelo una mente ed un’organizzazione sociale. Questo è quanto noi indichiamo con il termine di cultura. La cultura determina una differente selezione ed una diversa costruzione sociale, anche difforme da quanto suggeriscono gli istinti. Inizia una differente danza tra terra e cielo: la capacità del pensiero simbolico. “Danza” come rappresentazione della coscienza nel passaggio rituale dal biologico al mentale. Ponte tra le origini e lo sviluppo in atto, nel riassunto di identità diverse, non solo gruppo.