Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

lunedì 4 luglio 2011

Drammaterapia e Labirinto



@ Alemirk
È vero molto! Le cose arrivano quanto meno te l'aspetti, positive o negative che siano bisogna accettarle, perche fanno parte di noi! E solo facendole entrare nella nostra anima nel nostro più profondo, riusciremo a superarle, perche fanno parte di noi: sono le nostre emozioni più profonde che ci distinguono e ci fanno sentire che ci siamo e che siamo vivi! E nessuno mi capira e aiuterà mai quanto me stesso! La vita è un cammino, come dici tu director, dove ognuno cerca, almeno prova di prendere la strada giusta.... Ma giusta e sbagliata che sia la nostra Vita viene recitata da noi su un palcoscenico pieno di difficoltà, e chi come me, miei cari amici, ha sofferto molto, ma ne è sempre uscito lottando fino alla fine con l'aiuto di una persona come te Ermanno e delle persone come voi amici cari che sto recitando questa parte della mia vita. Se  devo scegliere un compagno per affrontare un lungo cammino verso linnarrivabile serenità, scegliero voi! Vi voglio bene!

@ Beatrice
Sonia si ritrovava a scrivere sul suo diario tutto quello di poetico, di romantico, che gli capitava di leggere ovunque; tutto ciò che aveva il sapore dell’amore. Si ritrovava spesso a parlare con la sua splendida Luna, dividendo con lei tanti momenti: la sofferenza, quando nessuno voleva capire il suo momento magico di vita, si sentiva soffocare ed usciva fuori guardando un paesaggio patinato di luce e il tuo riflesso sul mare sembrava sussurrarle: non è possibile che tutto la meraviglia delle cose naturali possano essere distrutte e te Luna tornavi con la speranza del domani. Desideravi, l’osservavi quando la palla luminosa iniziava il suo mancare fino a divenire uno spicchio e dopo a ripartire; giorno dopo giorno il tuo crescere. Eri così felice per quei cicli di vita che davano un senso a tante cose. Sognavi di fuggire, di vivere la tua vita, invece che osservarla e lasciare che il tempo scandisse i colori della primavera, dell’estate, dell’ autunno…. Inverno delle stagioni. Hai sempre prediletto la stagione dei fiori, del tepore, della rinascita perché ti dava energia ed il bello e l’amore che racchiudono i sogni, battiti, emozioni… Continua a parlare con freschezza di te, urlo che si schiaccia sul tetto.

@ Slesia

Preferite un uomo con le palle che vi dice sempre quello che pensa, che se ne assume la responsabilità, serio, presente e che vi risponde per le rime quando, secondo lui, dite una cazzata, o uno che fa finta di starvi vicino e vi accontenta con smancerie e baggianate varie a cui siete tanto disposte a credere, e poi fa quello che gli pare, circuendovi e cambiando le carte in tavola?"
Il primo, sempre il primo, senza dubbio e senza tregua.
Perchè un compagno sia una persona che ti fa crescere, che ti rimette sempre di fronte a te stessa e a sè, come 'altro', come 'oggetto amato', come specchio e come finestra al mondo. Perchè un compagno sia sempre stimolo e nutrimento, anche se un nutrimento per cui devi sudare, soffrire, piangere, ma un pianto vero, profondo, liberatorio e catartico, vale mille falsi e facili sorrisi, fiori a colazione che ti avvelenano la giornata.
Perche' il rapporto sia un confronto, due anime oneste e sincere che si parlano e si scontrano, se lo scontro e' motivato da onestà' intellettuale ed emotiva, dal desiderio di capire e di ascoltare, ma anche di farsi ascoltare, perchè' ne' uno ne' l'altro possano chiudersi a riccio nel proprio mondo di facili (false) sicurezze e bugie.
Perchè stare CON un altro significhi davvero condividere se stessi e non solo passare le giornate insieme.

@ director
L'esperienza con l'altro: questo vertiginoso smascheramento della nostra fragilità in cerca di quell'investitura magica che, invece, ti faccia potente negli occhi dell'altro. Il denudamento dal falso coraggio di essere se stessi.
Voglilo, questo tuo posto nello schieramento anonimo o personale degli altri! Occupalo questo tuo tempo, finchè dura e sii pronto alle costanti chiamate che la vita fa, intorno e dentro te.

domenica 3 luglio 2011

Epistolario Drammaterapico: le letture personali

Consciousness vs. Awareness, Dramatherapy Workshop, 17.06.11
Creative Drama & In-Out Theatre. Carmen Tufo e Gianni de Angelis
Epistolario Drammaterapico
"Perchè non ti sei ribellata ,non ne hai parlato a dovere quando forse le parole sarebbero servite a qualcosa, magari a conquistare la fiducia di Mario, mentre oggi servono solo a liberarti la coscienza? Una parte della vita passata a pensare al passato alle parole non dette...gli anni trascorsi purtroppo non tornano indietro. Analizziamo subito i nostri errori ed impariamo da essi, affinchè ogni esperienza sia un mattone del palazzo che costruiamo durante la vita e non un filo di paglia che il vento porta via. Alice"

Cara Alice, apri una voragine di possibili riflessioni. Quella sera, tu non hai assistito al reading di Angela sulla lettera di Sandra, al suo commiato a Mari,non eri presente al workshop, ma a parte le emozioni che la lettura poteva suscitare in una rappresentazione molto intensa (direi davvero "vissuta" in quel momento dall'interprete), tutto quello che abbiamo è solo in quella lettera, sunto ed epilogo di un rapporto a due, del quale ascoltiamo solo una "campana"!
Mi compiaccio che almeno da uno dei addirittura "non presenti" (davvero solo uno), venga l'intervento; alcun i tuoi compagni di viaggio sembrano tanti Mario (non me ne voglioni), pigri, incartocciati nella propria storia ad osservare quella a cui vanno ad assistere, ma niente, apparentemente li tocca. O forse sì, ma noi possiamo parlare solo di quanto ci viene confermato. Ora comprendi meglio quello che ti dicevo a proposito dell'essere "assenti", con l'alibi della presenza. Per Mario è stato così?  E' credibile che Mario sia effettivamente così, che almeno lo sia stato, ma per autodenuncia è anche verosimile che l'acuta analisi e "psicanalisi" di Sandra sul proprio rapporto con quell'uomo "soldatino" nelle mani di altri sia giunta tardiva, come dici tu, pagliuzza dissolta nel vento, che parla ma non costruisce.
Quando le chances vengono consumate ed il loro tempo scaduto, a poco servono le recriminazioni. E così, mentre nella nostra piece lavoriamo una Sonia "mendace" per un verso, ritroviamo una Sandra  capace (quanto consapevolmente) di vivere una bugia ed autoingannarsi. La prima, da sempre arrabbiata con la vita, tanto che con il "resto della sua vita" vuole farci quello che vuole (ma cosa vuole, se non l'amore); la seconda disillusa, apparentemente per "colpa" degli altri, di "Mario", ma poco responsabile ad assumersi la responsabilità di scelte, percorsi e conseguenze. Sì, anche lei arrabbiata.
Il fatto è che risulta estremamente meno sgradito proiettare all'esterno la nostra rabbia, piuttosto che rintracciare il filo pericoloso delle nostre responsabilità, persino in incontri sbagliati, ostinate strade condivise. Se Sonia e Sandra non sapranno fare questo umile atto  di un viaggio doloroso nella loro consapevolezza, il mondo continuerà ad apparire loro come cattivo o, altre volte, illusoriamente, compensativo. Dovranno essere in grado di autoperdonarsi, come brave madre con se stesse, direbbe Karen Horney, superando il conflittuale retaggio delle proprie identificazioni. Grazie Alice.