@ Libertà
Un giorno, non si sa perché, incontro il teatro e così accade che incontri la relazione e un filo che mi permette di vivere un rapporto completamente diverso, senza parole, con uno spazio alle fantasie protette dal silenzio e ti accorgi che senti l'altro, in una nuova dimensione, e tutto questo mi porta dentro uno stato d'animo nuovo, libero. L'altro non è alto, basso, biondo, moro, uomo o donna, non è più classificato, ma vissuto attraverso quella relazione. E così sei fuori dal conflitto che governa la tua vita, perché –diciamolo- in quasi tutte le relazioni, cerchiamo di affermare quello che pensiamo, costruiamo. Vivere le relazioni come fossero un filo ipotetico tra noi e gli altri, ecco sembra impossibile: i fili non si vedono, ma l'altro percepisce la nostra difesa, si difende a sua volta e torna la guerra dentro. Non il conflitto per la sopravivenza, ma quello delle nostre paure. Il filo è una metafora che racconta l’autenticità.
@ Pulcinella
Il simbolo, la metafora e il gioco mi sono diventati più amici. La fiaba e il mito mi accompagnano, accendono alcune scintille e queste aprono i sensi. Mi accorgo delle resistenze, sul mio corpo, censuro le emozioni, le imprigiono, non gli permetto di tradirmi… la voce, il gesto, il timore dell’eco dentro e fuori: ho di nuovo attivato protezioni e schermature.
Poi, l’incontro: due anime diverse, casuali, ciascuna con il proprio vissuto di gioie e difficoltà non ancora risolte. Tra le mani un piccolo filo dorato ad unire a due a due questi mondi dissimili, eppure così uguali tra loro. Gli occhi dell’uno a scrutare quelli dell’altro, a cercare coraggio. Un pozzo profondo e buio nasconde tanti ricordi e tante, troppe, emozioni.. Il piccolo filo dorato teso tra loro diviene allora un superconduttore… di quelle. Dopo un po’, però, quasi per magia, resta teso tra loro, come divenuto una bacchetta magica: lo sguardo ora è diverso. L’altro non è più l’altro. Questo è il loro magico presente. Al futuro? Ci penseranno poi.
@ Nero
Quante volte il rapporto con l’altro tocca la nostra esistenza, modifica la traiettoria, la spinta, la guida, lo stop? Quanto di personale nella “relazione”? Come un banditore d’asta offre un oggetto decantandone le qualità e il valore. Un valore, appunto, del tutto personale. La tendenza a non considerare l’altro di vitale importanza, per quella paura primordiale di essere “abbandonato”, che ti fa avvicinare alla relazione con un’idea rigida, preformata. Ma per parlare di relazione bisogna essere almeno in due… Nella vita o quando ci impegniamo nel gioco dei fili, o quando ci misuriamo nello spazio che ci circonda con un filo. Oppure non riusciamo a compiere un gesto, il timore di dire ciò che pensiamo, di dichiarare apertamente quello che del rapporto ci fa soffrire, non ci rendiamo responsabili della buona salute della relazione. Se quel filo immaginario si allenta e il rapporto cade, se tiriamo troppo e lo perdiamo, la comunicazione non ha più senso di esistere, perché l’altro non c’è più: siamo soli, Tentare di riprendere il filo di un rapporto nuovo, nella speranza autentica che sia diverso.
Grazie director, fa sempre un certo effetto rivedersi. Ti porta a rivivere le emozioni di quel momento, a ricordare gesti e parole, a vederti come sei. Direi senza ombra di dubbio che va ottimamente... Nero
RispondiEliminaE' doveroso e estremamente piacevole commentare questo lavoro titanico," veramente tanto". Fa un certo effetto rivedersi, mi dà un'altra angolazione, sentire la tua voce sul mio scritto mi riempie, è proprio vero che nessuno di noi si riconosce, sembra che il mio scritto non sia mio, strano!E' un pò come non volersi prendere sul serio. Fino a quando non ci riconosciamo, ci deresponsabiliziamo, e il grosso del lavoro è proprio questo, alla fine non puoi sottrarti a te stesso, perchè il conduttore ti ci porta senza che tu te ne accorga, per vie traverse a noi sconosciute, aggirando tutti i nostri pregiudizi, paure e convinzioni, dando spazio e voce a quello che siamo senza etichette precostituite e convenzionali. Questo per me, è il senso di questo atelier e di quelli passati, forse è la risposta a quella domanda "perchè frequento questo atelier?" domanda che mi ero posto tempo fà in un commento. Grazie Director, riesci sempre a coniugare l'estetica con l'etica in una giusta miscela, questo è veramente grande.Liberta
RispondiEliminaE' una grande emozione ascoltare le parole del proprio cuore recitate con così tanta intensità...Hai reso perfettamente la mia anima. Grazie anche da me Director - Pulcinella
RispondiEliminaRagazzi, è grande il vostro dire, le grandi emozioni che muove quel filo atto ad unire una relazione, un incontro oserei dire di due anime di due persone che danzano in modo armonico, in un contesto ricco di emozioni, complicità, novità in una nuvola leggera senza troppe domande, ma felice della ricchezza che può darti l'altro. Avere la capacità di comunicare non è semplice, ma vitale.Un grazie colorato a tutti baci Beatrice
RispondiEliminaLibertà, Pulcinella, Nero il vostro inserimento, le vostre danze parlano di qualcosa che non sempre emerge coscientemente ad avere il suo spazio ed ha a che fare con l'autenticità. Nella confusione delle cose che "non decidiamo" o vengono tradite nella pratica, che non si realizzano in azioni,la "danza" di cui parlate obbliga a rendersi conto che "siamo costretti", nostro malgrado ad agire, e non sempre va male... e dove inizia lo stimolo dell'altro e la nostra risposta spesso è un mistero. Giusto anche che, in parte, rimanga tale. Ma poi vi è anche un eco a rimanere: quello dello stupore, dell'affidarsi a noi stessi ed all'altro, certi che vi è un posto dove stare, una cosa da dire, un gesto da fare...in questo mondo bugiardo per timore e coraggioso per paura. Grazie ragazzi, director
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