A proposito di questo ranocchio...
Quest'uomo...stanco nel compromesso, per il compromesso, del compromesso, nella stagnante acqua dei propri ideali e timori. Convinto che basti muoversi, agire, imbrogliare la vera storia dei propri pensieri e bisogni più autentici, oltre quelli che la cultura gli consegna, per non cadere nella disgrazia di una "storia" personale e sociale che invece è sempre la stessa. Con l'alibi di un vigore fisico che lo fa gridare sulla sommità della vetta; se serve, affrontando gelo e tormenta, deserti ed eserciti. In fuga in avanti, a sorpassare la propria ombra, in un gioco infinito. Finalmente, egli si osserva. Posa il gladio sulla riva immota dello specchio d'acqua scuro...che a poco servirebbe, maldestramente afferrato dalle dita di una zampa allungatasi durante la notte dell’evoluzione. Nel riflesso, pallido anch'esso, della luna e al canto di di qualche prossimo verdognolo compagno di salti:
"Ma quando sono solo con questo naso al piede,che almeno di mezz' ora da sempre mi precede, si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore...
Quest'uomo, questa donna devono scoprire che non basta discutere di filosofia e scienza od imbrogliare il senso di morte con gli ideali e l'istinto di procreazione, perchè vi sia un senso alla propria avventura. Un capriccio della natura, un soffio del Dio, li ha tolti dall'acqua sepolcrale della coscienza, forse l'amore può "destinarli" più compiutamente ad un incontro. La strada della rinuncia, quella della sfida? E' il caso di dire che, in questo caso, non vale il tertium non datur. Biologia e cultura dialogano dentro comunque e la coscienza di questo dialogo, mentre si svolge, è la terza via..