Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

giovedì 12 maggio 2011

Drammaterapia e l'Inganno della Comodità.

La comodità ha il contraddittorio duplice aspetto di promettere un "comfortable way" ed insieme imprigionare potenziali risorse. Ti accomodi, appunto, ti siedi su quella accogliente poltrona modello Morris e tutto si addormenta. Ma perchè si dovrebbe fuggire da tale auspicabile condizione di benessere. Perchè, dunque, dovremmo finire per trovare "scomodo" ciò che è innegabilmente comodo, che offre morbidezza alle ossa ed ai pensieri?
Cortazar, in un memorabile piccolo stralcio della sua antologia di storie di Cronopios e Famas, dibatte tale "dilemma" ("la posizione più comoda per la zia"). L'intera storia dell'Uomo si dimena tra l'affanno nobile o mortificante alla ricerca del perfettibile e l'inesauribile epicureo piacere del lasciare che le cose scorrano in avanti, che siano gli altri a portarle, dell'immersione più assoluta dello "stare a guardare". Tipologie psicologiche, ideologie, filosofie, persino visoni scientifiche o psedudoscientifiche e -se volete- anche la new age si sono imbrogliate, scrivendo la nostra avventura umana, nell'incociliabile dissidio tra la tensione verso il sedersi e quella verso il camminare in avanti, ideale lotta con il tempo, dentro al tempo, fuori del tempo...
Astra, nel suo ultimo commento al post nel blog, accenna saggiamente al fatto che, essendo l'abitudine sovrana, sempre, nel bene e nel male, si debba ingannare il vizio dell'inerzia, se si desidera scoprire altro in sè, che quella non abbia adormentato tra le righe comode e conosciute delle nostre vicende. Mi compiaccio che alcuni codici semantici stiano positivamente contaminando la semplicità, a volte incauta, altre volte meritatamente comoda, dello stare seduti ad aspettare che qualcoisa avvenga (a questo ti riferisci vero Astra?).
In drammaterapia, la "finzione" ti copre le spalle dall'evidenza che alcune cose in realtà ti siano "familiari", benchè sconosciute...te le mette indosso, con il pretesto del "come se", ed apre quello straordionario dialogo che solo il teatro può sollecitare, nell'attore, nello spettatore.
Ci sono film per i quali non si esaurirebbe mai il piacere di rivederli, a distanza di tempo. Ed alcune musiche fanno lo stesso effetto. Ma c'è un film personale, affascinante, in costante preparazione, che accetta variazioni in corso d'opera, che è la nostra vita. Seduti od in piedi, ne siamo spettatori ed attori. E confortabile può essere una vita intera, un amore, un momento ed insieme tenere dentro molte domande. Il potere è quello di aprire ogni tanto e serenamente farcele. Domani nel backstage di "Il Resto della Sua VIta", scomoderemo Sonia, tentando di distoglierla dalla "disperazione" (sentimento  nel quale ed attraverso, sempre, in qualche, modo ci salviamo) ed imbrigliarla nelle domande, nella "confortable possibility" delle risposte.

Comfortable - John Mayer

1 commento:

  1. Il film della nostra vita.A volte vedo scorrere le immagini,colorate,sbiadite,emozionanti,doloranti,nascoste,non vissute.Nascoste...Quante verità nel nostro vissuto,nel nostro continuo esperire, dove spesso siamo chiamati ad essere protagonisti,le tante difficoltà ad aprire tutti quegli spazi chiusi doveincontriamo difficoltà a far incontrare l'altro. Ho letto da qualche parte "Il teatro non è indispensabile, ma è indispensabile incontrare l'altro "L'ALTRO ME STESSO...Beatrice

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