Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

domenica 22 maggio 2011

Drammaterapia e Ri-Creazione


"Leggo, rileggo e leggo ancora, non so quante volte ho riletto questo scritto. In questo dialogo c'è qualcosa che non mi permette di entrare e questo mi crea confusione, come quando, nella routine di tutti i giorni, non capisco qualcosa e non so cosa fare.Sicuramente mi appartiene, ma è distante da me. E' pure vero che le risposte non arrivano a comando, forse in un momento non so quando, per magia o non so per quale cosa, i dubbi si sciolgono e ti accorgi che la situazione è cambiata, questo è il dialogo non razionale, ma interno, tra il personaggio e noi. Un'altro processo interno è partito,questo è importante, senza l'aspettativa della sentenza. Liberta  (21 maggio 2011 15:43) " 


Questo dialogo interno di Libertà merita una riflessione più estesa di quanto abbia permesso la mia risposta al suo commento nel precedente post. Il suo è un pensiero pieno di meravigliosi dubbi, senza una segnaletica, ma traduce intensamente l'idea che il ventaglio di possibilità per noi si apre ogni qual volta siamo liberi di accettare l'incognità, il dubbio, l'errore.
Scrivevo più in basso...Tutta la moderna psicologia e studio della mente dimostra che la "attenzione", quella sorta di iniziale, spontanea motivazione all'esplorazione dell'oggetto davanti a noi, è essenziale perchè si crei un potenziale, canale, virtuale, invisibile verso l'elaborazione più profonda e che questa sia amplificata dalla volontà di voler far lavorare su di essa l'inconscio. Tu, con questa risposta secca, a poca distanza dalla pubblicazione del post, la dimostri, Libertà. Fai attenzione, perchè qualcosa ti colpisce proprio in quanto sembra sfuggire, senza finire nel contenitore del "tanto non è importante per me, non mi riguarda".

Si, è possibile che un nuovo processo si sia inserito su quello più vasto, "drammaterapico" appunto, che è in atto...e che una strana "familiarità" con i contenuti del dialogo ti incuriosisca e sia il detector di quanto avviene più profondamente, nella tua scatola nera. E' questo che io chiamo laboratorio virtuale. Ma lo abbiamo detto già moltre volte...tutta la realtà, quella pensata da noi evidentemente, è virtuale, una enigmatica, incoerente, misteriosa ed addomesticata visione del mondo.

2 commenti:

  1. Mi rendo conto sempre più spesso, parlando con persone di diverso grado di intimità -da mia moglie al cliente occasionale del bar, passando per conoscenti e collaboratori- che nella comunicazione verbale ci si ritrova spesso a comportarsi come la chiglia di una barca, che lambisce l'onda sprofondando per pochi centimetri, lasciando che lo scafo scivoli sull'acqua senza opporre troppa resistenza.
    Il dialogo offre la possibilità ai personaggi che sono in noi di fluttuare nel mare delle emozioni, senza mai, o quasi mai, immergersi realmente, lasciando all'intimo che è in noi una confortevole zona d'ombra in cui rifugiarsi.
    Ed allora ecco che ciascuno di noi parla difendendo posizioni e ruoli, pensieri e punti di vista, parlando poco con l'altro e molto con se stesso, in un nascosto duello verbale in cui non si comunica molto ma ci si illude di farlo.
    Io non sono immune da questo, ma non riesco ad evitarlo...
    Nero

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  2. Mi riconosco in pieno in ciò che hai scritto Nero,senza accorgercene c'è sempre il nostro io al centro dell'attenzione mentre conta più l'ascolto della parola.Anch'io cado nell'errore di voler sempre dire la mia,di avere la presunzione che ciò che dico io è migliore di quello che dice l'altro,ma non sto comunicando sto semplicemente cercando di darmi una gratificazione da sola...ma a cosa serve?A NIENTE quindi forza ad ascoltare l'altro...Alice

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