Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

sabato 21 maggio 2011

DRAMATHERAPY COLLAGE, 2

Dramatherapy Backstage, Sonia, The Rest of My Life, Slesia and Libertà,
Atelier DramaticaMente Teatro, 13 maggio 2011.
Nel "teatro" puoi tentare di parlarci (con lei), da persone adulte e concrete- "Ma che vuole...questo?"-pensava intanto lei, scompisciandosi dalle risate, amare, ma pur sempre risate.
Non potrà sfuggire, lì bloccata in scena, con l'unica possibilità di fuga costituita da un "vuoto" di memoria, cosa che del resto le è così familiare. Non potrà continuare a spennellarsi la faccia di colori che renderebbero grazioso anche il più ruvido degli elefanti! Dovrà pure ascoltare una volta tanto e, soprattutto, rispondere a tono, senza strillare, da persona razionale...
"Dio mio com'è terribilmente ...ripetitivo! Le stesse parole, gli stessi gesti...cerca l'occasione ancora una volta per parlarsi da solo, addosso e convincersi che davvero non gli servo io...per avere ragione! E' solo una prova di democrazia! Finge che io sia necessaria alla sua... discussione. Potrei doppiarlo...eh sì, probabilmente ci guadagnerei anche qualcosa, se mi chiedessero di metterlo in scena! " -Questo pensava Sonia, mentre quello si affannava a mettere in ordine le parole, i concetti, perfino le smorfie più adatte.
Il director- "Che fate lì, dove siete,dove andate? "
-"Perchè mi chiede dove vado...io sono qui e questa è la buona occasione per parlarle senza che scappi, che segua la telefonata alla migliore amica, poi, il giorno dopo, quella alla madre, la macchinetta del caffè per due che ne fa puntualmente solo uno, domani, per lei, e l'astinenza dal contatto con la "dea" per almeno una settimana!"- Questo invece pensava lui, mentre, lei, l'attrice, si prendeva tutte le battute che egli avrebbe ben diretto ad altri, non molto distanti.
Ma non serve a questo la drammaterapia? A darti, burattino tra i burattini, il coraggio di  p a r l a r e?!
"Stop, siete troppo dentro...Libertà l'hai soverchiata, eri solo in scena!"- Il director che interviene.
Sonia -"Ma nò, anzi mi divertiva....(rivolto a Libertà), ehi tu fotografo da strapazzo, devi solo ringraziare che le fotografie me le fai qui nella piece, altrimenti la Sonia che è in mè ti avrebbe stampato contro il primo muro, e molto a colori!".
Libertà scoppia a ridere. Forse non va sempre così...questo della giusta distanza "estetica" dalle proprie emozioni, forse serve al riparmio dei decibel nella sala di prove..."Director, è proprio difficile trovare il volume...delle nostre emozioni".
Director- "O piuttosto ...di quelle che davvero ti servono...".


3 commenti:

  1. Leggo,rileggo e leggo ancora,non so quante volte ho riletto questo scritto,in questo dialogo,c'è qualcosa che non mi permette di entrarci e questo mi crea confusione,come quando nella routine di tutti i giorni non capisco qualcosa e non so cosa fare.Sicuramente mi appartiene ma è distante da me.E' pure vero che le risposte non arrivano a comando,forse in un momento non so quando,per magia o non so per quale cosa,i dubbi si sciolgono e ti accorgi che la situazione è cambiata,questo è il dialogo non razionale ma interno tra il personaggio e noi.Un'altro processo interno è partito,questo è importante,senza l'aspettativa della sentenza.Liberta

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  2. Tutta la moderna psicologia e studio della mente dimostra che la "attenzione", quella sorta di iniziale, spontanea motivazione all'esplorazione dell'oggetto davanti a noi, è essenziale perchè si crei un potenziale, canale, virtuale, invisibile verso l'elaborazione più profonda e che questa sia amplificata dalla volontà di voler far lavorare su di essa l'inconscio. Tu, con questa risposta secca, a poca distanza dalla pubblicazione del post, la dimostri, Libertà. Si, è possibile che un nuovo processo si sia inserito su quello più vasto, "drammaterapico" appunto, che è in atto...e che una strana "familiarità" on i contenuti del dialogo ti incuriosisca e sia il detector di quanto avviene più profondamente, nella scatola nera.

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  3. Sonia è un po’ tutti noi.
    Sfido chiunque a non riconoscersi un po’ in questo personaggio, nelle incomprensioni in famiglia, nei suoi incontri “sbagliati”, nei suoi drammi interiori e nelle spiacevoli conseguenze.
    L’angolo di visuale cambia per ognuno, ma davanti agli occhi si pone un quadro che facilmente riconduce al contatto con le nostre esperienze, i nostri dolori, le speranze, ecc…; e questo me la fa sentire “vicina”.
    L’incontro con questa storia è stato come un deja-vue, come se conoscessi Sonia dal vivo.
    E’ come se il mondo e i personaggi della sua vita, fossero la cosa più scontata e reale che mi possa capitare di vedere, di vivere.
    La domanda che mi è sorta spontanea è: “Quanto c’è di lei in me?”
    E la cosa stupefacente è che ho riconosciuto particolari caratteriali di me in ciascuno dei personaggi, e non ne sono rimasto sorpreso…
    Chiusura, difesa? Accettazione, analisi raziocinante?
    Lascio che si fermino le bocce, poi vedremo.
    Nero

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