Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

mercoledì 29 giugno 2011

Drammaterapia e la Follia di Pulcinella

CINEMA-DRAMATERAPIA : Una Camera a Guado nello Stagno.
 Seminario tenuto a Roma da Plinio Perilli e Ermanno Gioacchini il 3 febbraio 2011,
presso il Creative Drama & In- Out Theatre. Performance Introduttiva, Nina Maroccolo
Non so se quella volta fosse responsabilità di Plinio o dell'ugola improvvisata di Ninì, certo è che sollecitare la follia ad uscire dal testo, dalla drammaturgia, come dal discorso sull'Arte e renderla visibile, ologramma a trecesntossessanta gradi, non è affatto facile. Plinio Perilli è un personaggio scomodo, si siede composto nella poltrona accanto alla tua, mentre tu giureresti di averlo davanti sul palco o dietro al tavolino della conferenza, e ti parla. E' così che "Pulcinella", deforme come la sua vena folle, improvviso ed affatto puntuale si materializza. I tomi possono giaciere lì, con le gambe (sempre che ne abbiano) accavallate, spigolati sul bordo del piano ed il discorso diventa una produzione a 3D. Plinio Perilli entra nel testo e lo svolge come un gigantesco poster per la coreografia del tuo spettacolo. E' un servitore gentile e lì ti serve appunto l'arte, meglio se cinematografica, ma poi quello, il cinema, ha fotografto già tutto, ed allora l'arte in generale, quella che tocca le tue corde, mai troppo comode od accomodate su quella poltrona.

10 commenti:

  1. Avete presente le tre scimmiette, non vedo, non sento, non parlo? Sembrano un concentrato completamente calato nella emotività e cognitività di questi attori (non quelli sulla foto, ma quelli che stanno qui leggendomi!). Un'immagine non li riporta alla situazione, una suggestione del director li lascia basiti senza parole, un commento di un compagno rimane silenzioso, una elaborazione simbolica su qualcosa che HANNO vissuto, scivola tante, tante volte come acqua a perdere...
    Probabilmente le persone (anzi sicuramente) , come ha scritto qualcun'altro in queste pagine, preferiscono la comodità dell'usato, l'eccitazione del nuovo tra le dita materiali...dimenticando il privilegio di poter pensare e comunicare, dimenticando di far dono di se stessi agli altri. Che scempio questa povertà di affetti, questo pudore narcisitico. Forse chiuderò la possibilità dei commenti, lasciandola solo agli incauti visitatori sporadici ma curiosi, fuori dalle cinta dell'Atelier.

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  2. Concordo incondizionatamente director, ne parlavo con Astra proprio ieri, spiegandole che, ancora una volta, guardandomi intorno mi sono sentito irrimediabilmente solo e stanco. Stanco di spingere un carretto a cui gli altri si appoggiano soltanto, per far finta di spingere anch'essi. E questa volta, credimi, mi sono sforzato di non commentare nulla solo per il pudore di non essere sempre dannatamente il primo della classe. Adesso capisco tante cose caro director, capisco perchè tante vite vanno avanti caracollando per inerzia e tanto poche sono quelle che spingono costantemente verso qualcosa. Indovinando, sbagliando, ma almeno si muovono.
    Da qualche giorno mi frulla in testa sempre la stessa frase: "Non si danno perle ai porci"
    Sono veramente deluso... Nero

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  3. Sul mio giudizio sono perfettamente d'accordo, giusto gratificare chi si impegna e non farlo con chi come me non ha davvero scusanti. Mi spiace aver mancato di rispetto con la mia ennesima distrazione dell'altra sera, a tutti voi amici, ed in particolare alla persona di Ermanno, al quale sono legato da un rapporto di grande stima. Non ci sono scusanti come dicevo prima, quindi c'e' molto poco da scrivere o da commentare, colgo l'occasione per comunicarvi che esco da un gruppo di persone che, nonostante le apparenze e la mia scarsa telematicita' ...., mi ha dato molti stimoli e spunti su cui lavorare, guidato da una persona che oltre alla testa ci mette davvero l'anima e lo ringrazio di cuore per questo.

    Devo molto di piu' a tutti voi, quindi anche se all'apparenza contradditorio, e' meglio che io mi fermi qui, logicamente non e' un addio, ma un arrivederci....

    Grazie a tutti di cuore.

    FENICE

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  4. E' vero che gli altri sono importanti, caro Nero,ma non fondamentali per il nostro percorso.Se noi crediamo,in quello che facciamo,l'incidente di percorso è costante.D'altronde l'obiettivo,quello dell'autenticità,è un'obbiettivo arduo,che non so neanche dov'è.Più la posta si fa alta,più le difficoltà aumentano,quindi è normale,tutto quello che sentiamo,ma se crediamo riusciamo a superare queste difficoltà,anche quelle del vuoto e della solitudine.Non possiamo pretendere di essere ascoltati da chi diciamo noi,molte volte siamo ascoltati e nemmeno lo sappiamo,e questo è il dono dell'altro.Liberta

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  5. Scritto sul folgio del cielo...quello che dici, Libertà, è condivisibile anche da me, ma poi esiste il dolore della solitudine, il sentimento dei rabbia ed è giusto esprimerlo, urlarlo, senza scandalo non accade nulla...e ben venga quindi il sincero rattristamento di uno di noi. Preferibile alla baldoria ed al silenzio.

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  6. Grazie per l'incoraggiamento caro Libertà, mi fa veramente piacere, e concordo in parte anche con le tue parole, vere e profonde, nella logica delle cose e dei rapporti interpersonali.
    Però ci sono cose che si muovono solo se partecipano più persone, in quella cosiddetta unione d'intenti che sinergicamente moltiplica le forze e produce risultati straordinari o, come nel nostro caso, scoperte e cambiamenti che mai potranno avvenire se non con la partecipazione di tutti; in quello scambio di idee, opinioni, sensazioni, drammi, giochi di specchi-soprattutto ingrati- che sotto la guida di una mano esperta ci può rendere migliori.
    E allora crediamoci tutti, non come soldatini o chierichetti alla recita di Natale, ma come autorevoli attori che albergano personaggi che possono migliorare se stessi e la vita intorno.
    Proprio tu tante volte mi hai ricordato che non è giusto guardare solo al proprio orticello, che chi ha la fortuna di avere tanto (parlo di capacità, sensibilità, valori ed etica) deve metterlo a disposizione degli altri. E' lecito a questo punto che io mi chieda: "Gli altri dove sono e soprattutto chi sono?"
    Un abbraccio sincero, so che mi capisci... Nero

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  7. Tutto quanto affermate è assolutamente vero, a patto che non abbia un valore assoluto. Bisogna essere capaci di poter rinunciare all'aiuto dell'altro, se manca, alla sinergia preziosa degli intenti che si spingono solidali in una unica potente direzione, come anche di gridare alto lo scandalo ed il segnale che qualcosa non va. Spiegavo ieri all'ottima Alice che, almeno in una parte, si è anche responsabili di quanto avviene agli altri e di quanto riguarda cose indipendenti da noi. Poi vi sono persone capaci di giustificarsi e chiedere scusa per una vita, anche sinceramente, ma anche situazioni dove non si permette che questo avvenga in modo indefinito.

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  8. Ad esempio, se voi vi siete, è giusto che io vi sia; se voi spingete le mani a raccogliere, chiedere, è giusto che vi venga dato; se voi vi interrogate (ma ad alta voce) che qualcuno possa aiutarvi a rispondervi. Non servono "compitini", nè ordini, nè commesse, ma l'autentica curiosità di sentire che sorgono domande e riflessioni, il desiderio di rispondere al compagno di viaggio, la vostra riflessione che si spinge in avanti. Un ultimo esempio è costituito da quanto Spartaco, Nero ed io abbiamo fatto in questo angolo di commenti. Più chiari, semplici, accolgienti di così non si può essere. Ecco perchè qualche volta ho invitato qualche persona a rimeditare la sua "motivazione". La gramigna, sempre, dovunque, rovinerà sempre il raccolto, a meno che non faccia dono persino della sua "povertà", difficoltà, identità.

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  9. Concordo su quanto dite tutti e tre...A volte questi "scossoni " servono perchè pensiamo di dare,invece leggendo ciò mi rendo conto che non è mai abbastanza ciò che si dà,si dovrebbe dare sempre di più per rispetto di se stessi,degli altri e soprattutto del director che ci mette l'anima affinchè il percorso della nostra vita sia più rettilineo possibile.Lavoriamo in un gruppo dove alcune persone ci danno tanto di loro stesse e anche noi dobbiamo imparare a dare.Alice

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  10. Leggo e rileggo,post, commenti e email,e mi viene in mente la sufficenza. Questa parola mi riporta indietro nella mia vita,quando questa parola era ricorrente,ero sempre sufficente,mai scarsa, mai buona.Perchè?Astra

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