Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

venerdì 8 marzo 2013

‎2001 ODISSEA NELLO SPAZIO...


...non si può emulare, come l'8 marzo delle mimose sembra troppe volte stracciato dagli altri 364 giorni di fiori che diventano più pallidi. Per fortuna, ognuno di noi è un incredibile apparato di "attribuzione di senso" e questo salva ogni pensiero, ogni sciagura, ogni augurio dalla omologazione sempre in agguato.
Tre anni fa, in occasione dell'8 marzo, sul blog dell'atelier, scrivevo quanto segue e lo trovo comunque attuale. Il relativismo a cui ci ha abituato la "scoperta" del mondo è un tiranno e cerchiamo sempre spazi più lontani dove poter immaginare arrivi il nostro pensiero, spesso dimenticando che è la stazione di partenza quella che ci individua e dove trovare le risorse per "viaggiare" più lontano.
2001 ODISSEA...mi ha insegnato questo, ero giovanissimo e ho viaggiato spesso in tondo (!) spesso senza ritorno. Ho appreso che l'unicità dell'essere è la cosa più fantastica che ci possa accadere di scoprire. Noi, poveri piccoli attori del nostro "povero" piccolo teatro facciamo gli auguri alle nostre attrici, compagne di viaggio, sulla terra e sulle stelle. Director ed attori (8 marzo, 2013)

8 Marzo. La Storia straccia sempre parti di sé andando avanti e spera di dimenticare i graffi importanti del suo percorso, spargendo profumi, colori, tutto quello che la Speranza rende possibile. 8 marzo pallido di luce per Yara, di quella terrena intendo, perché i nostri occhi non sanno percepire molto spesso la bellezza, l'ingenuità, la leggerezza dei pensieri e si aggrappano voracemente a quella ruota che divora gli anni, le storie, quanto accade di buono e meno buono. Vorremmo Yara qui a difendere la propria luce in ogni otto marzo e invece qualcuno (qualcosa di noi comunque) l'ha resa luminosissima nello sfondo chiaroscurato di un mondo distratto o mostruoso. E accade allora che lei, come questa torpida ferita di guerra civile nella Libia che ci è vicina, nella baracca nomade da non molto bruciata con tre bambini, sposti il nostro "teatro". Gli chieda quella voce, quel gesto, quel cuore che tante volte negli anni trascorsi vi ho chiesto, nel viaggio verso l'autenticità. Il quadro si deve spostare dalla parete, deve diventare un braccio forte, maschile e femminile insieme, che solleva la coscienza dal torpore e fa riflettere. Serve della luce, anche quando lavoriamo a occhi chiusi. Serve la luce che faccia danzare terra e luna di nuovo verso l'attesa delle cose belle e importanti di questo pianeta, tuttavia presuntuoso.
Un augurio a tutte le nostre attrici passate, presenti e future dai loro attori passati presenti e futuri!”
 


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