Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

venerdì 3 febbraio 2012

Atelier Drammaterapia, cognizione ed affetti, rette parallele?




@ Moonlight"
Eccoci qui a ricominciare il nostro percorso alla scoperta delle nostre potenzialità nascoste, dei nostri limiti, della nostra capacità di relazionarci con gli altri. Ciascuno con i propri obiettivi più o meno dichiarati ma con la speranza di scoprire qualcosa di inaspettato durante il cammino; è bello incontrare i compagni di avventura con i quali è stato costruito un nucleo solido che ora attira a sè con estrema facilità altre particelle che gli girano intorno. Il Director ci fa notare come in questi casi possano innescarsi meccanismi di gruppo che accettano in toto o respingono l’”alieno”; ma quando l’alieno ha le sembianze e la carica di energia e di simpatia di Morgana è impossibile respingerlo. La nostra navicella imbarca la nuova arrivata e si prepara ad ospitare la prossima volta altri due alieni.
La sessione mattutina è dominata dalla prorompente loquacità del Director; si parla di emisfero destro e sinistro, di soma ed emozioni. E rifletto su come ciascuno di noi, non potendo controllare tutti gli eventi che gli accadono intorno, non possa avere il controllo completo della propria vita; e questo gli impedisce di immaginare il proprio futuro come veramente lo vuole, di ESSERE ciò che vuole. Non essendo la coscienza unita alle emozioni seguiamo, in modo poco consapevole o del tutto inconsapevole, la strada che altri ci hanno indicato e spesso calpestiamo la nostra dignità. L’unicità che è in noi vorrebbe esprimersi ma i pensieri che attraversano la mente, inquinati da anni di condizionamento, ci impediscono di esprimerci al meglio come coscienza divina.
Il Director ci racconta come, nella filosofia sciamanica, le cose piccole hanno la stessa importanza di quelle grandi; e allora sono giustificate le grandi reazioni a fatti apparentemente piccoli come il bellissimo momento di commozione di Jolie che ha attraversato in realtà l’intero gruppo. Brava lei che riesce a liberare le sue emozioni così. Per me è un periodo molto particolare e mi domando: mi emoziono troppo facilmente ORA oppure non mi emozionavo affatto PRIMA ? La sensazione è forte; con questi compagni di viaggio, prima o poi anch’io riuscirò a togliere il tappo a questa pentola a pressione piena di emozioni che girano vorticosamente e farò come Jolie.
E la pallina da ping pong? Vediamola come il simbolo di tutto ciò che di ideale e di speranza ci accompagnerà in questo viaggio. La metterò in tasca e la porterò sempre con me; sarà il diario del mio inconscio con cui dialogherò quotidianamente.
L’ape sarà invece il simbolo di uno sciame che impollinerà i fiori che sono in noi; ognuno darà il proprio contributo per impollinare i fiori degli altri affinché diventino frutti da gustare.
I primi esercizi del pomeriggio ci insegnano ad occupare lo spazio, incontrare gli altri, gratificarli con un nostro saluto: “Salve, tutto bene in famiglia?”. Chissà cos’è che mi fa scegliere un compagno piuttosto che un altro quando mi avvicino ad entrambi. E poi chiedere un favore a qualcuno che risponde “Basta! Non se ne può più”: è curioso vedere come cambia la dinamica facciale a seconda di chi chiede e a chi, e di chi risponde e a chi. Dinamica che viene trasportata anche nel corpo quando si passa ad un esercizio ancora più forte dove i sentimenti simulati dagli attori sono opposti; c’è chi si avvicina ridendo ad un compagno che risponde volgarmente al malcapitato. E in questo esercizio le dinamiche di coppia sono ancora più evidenti; si vede bene come chi vuole attaccare “entra” fisicamente nello “spazio vitale” di chi si difende come è altrettanto chiaro che, chi non è abituato ad attaccare, tende a non finire l’azione di attacco a sgusciare via a cercare l’incontro successivo.
Poi, dopo aver iniziato il reset fisico, che durerà diverse sedute, si passa ad una piccola esperienza cosmogonica dove avviene il reset dei significati della nostra esistenza; e allora ci ritroviamo nel brodo primordiale della natura, accompagnati dal suono evocativo del gong e da una musica che cancella temporaneamente la consapevolezza. Non credevo si potesse riuscire così facilmente a perdere la cognizione ed eliminare i pensieri dalla mente pur essendo in uno stato di coscienza fisica; l’unica cosa che è in grado di creare il mio cervello in questi momenti sono colori cupi, non allegri, ma che danno il senso dell’evoluzione, del cambiamento, il senso della nascita, dell’incontro con la vita. Pur non essendo un farfalla ho la sensazione di uscire da un bozzolo ed iniziare a volare l’avventura della vita, a conoscere nuovi movimenti del corpo, più armoniosi di quelli che sono abituato a compiere. Sono momenti in cui mi sento ancora un neonato, un’entità singola che sta scoprendo sé stesso e lo spazio che lo circonda; e poi scopro i sensi, passando attraverso canali percettivi diversi che si intersecano, “sento con lo sguardo”, “vedo con l’udito”, ascolto con gli occhi”. Quando poi tutti i sensi sono delineati ed inizio a relazionarmi con gli altri “neonati” arrivo a conoscere l mio SESTO SENSO, quello delle emozioni.
Quando ci ritroviamo tutti insieme al centro si ricostituisce il nucleo, si riuniscono le nostre energie positive e sotto la protezione, di cui hanno bisogno tutti i neonati, iniziamo una serie di giri vorticosi ad occhi chiusi ed avviene il miracolo; nessuno cade, lo sciame a volte si apre a volte si divide, ma basta il dito del Director per ricomporlo immediatamente, c’è una forza di coesione invisibile ma fortissima che si contrappone alla forza centrifuga. E’ la necessità degli altri per la propria sopravvivenza ? O semplicemente la voglia del neonato di costruire una società ?
Una musica ancora più bella (il Director è veramente straordinario nelle scelte) ci accompagna in una elegantissima danza della vita dove ognuno prende un compagno e compie di fronte ad esso una danza fatta di piccoli movimenti senza contatto fisico e lo invita a rispecchiare i propri movimenti come se ci fossero dei fili invisibili a collegare i corpi; e provare l’ebbrezza del contatto invisibile che continua quando la distanza tra i corpi aumenta. Per me è la metafora di ciò che unisce le anime; quando due anime si trovano a condividere un sentimento, una speranza, un ideale, anche quando si allontanano fisicamente continuano ad andare nelle stesse direzioni, in quelle direzioni che conducono alla re-unione. Ed infatti la danza si conclude chiudendo gli occhi e con un impercettibile contatto fisico: è la gioia dei nostri cuori.
Lo sciame di api è pronto per spiccare il volo.


@ director

E' interessante e bello riflettere sul fatto che le api, a volte, quando decidono di sciamare, ci lasciano senza apparenti ragioni, anche se ci sono. Bravo Moonlight

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