Il Teatro un giorno ti incontra per strada o nella semioscurità di una sala. Ti spoglia di quanto sapevi, senza farti restare nudo. Ti fa riconoscere dietro le tue maschere ed annulla la distanza da esse. Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto. In questo luogo, sei invitato a darti quale sei, uno in più dei centomila personaggi già incontrati.

martedì 19 aprile 2011

Laboratorio di Drammaterapia

1 commento:

  1. Un regalo per voi tutti con l'augurio di una meravigliosa Pasqua di pace e serenità


    LA SCALA DELLA VITA

    Che belle le nuvole! E’ questo ciò che penso mentre nella dimensione onirica di me adolescente cammino tra loro . I miei piedi scalzi ad accarezzare nel mio incedere spensierato questa morbida ovatta candida. Improvvisamente innanzi a me una lunghissima scala a pioli di legno grezzo, con il naso all’insù la guardo per un attimo, con curiosità cercando di capire dove può condurre. La vedo dissolversi tra i cumuli e con spensierata incoscienza, lentamente inizio a la mia salita. Un piolo per volta. Decine, centinaia di piccole stecche di legno si inseguono sotto i miei piedi. Quando finirà? L’eccitazione della scoperta pian piano lascia il posto alla stanchezza. Ho paura. Non so cosa fare, non ne vedo la fine, vorrei tornare indietro, ma ci ripenso, non posso e non voglio arrendermi. Guardo in basso la lunghissima scala che si perde nel nulla, mi aggrappo con forza ai bordi che mi sostengono; sento che non ho più forza e la paura, la stanchezza, il dolore del lungo cammino lasciano ora spazio alla disperazione. Maledico la mia curiosità e mentre mi volto esausta per riprendere faticosamente il mio percorso cosa vedo? Un enorme portone che prima non c’era! Afferro i battenti di bronzo, fauci di leone a sostenerle e con la poca forza ancora rimastami batto due colpi. Subito come per magia le grandi e pesanti ante si schiudono morbide quasi fossero ali e ciò che i miei occhi vedono ha davvero dell’incredibile. Un immenso giardino ombreggiato da alberi fioriti in una radiosa giornata di primavera inoltrata. Giù nel fondo una staccionata di legno e oltre solo cielo azzurro e nuvole. Tutti i colori hanno un’intensità tale che ne rimango rapita. Nel naso odore di muschio, fiori ed erba tagliata, ma ciò che maggiormente attrae la mia attenzione è il lento incedere di figure umane, tutte rigorosamente vestite solo di bianco.
    Una coppia in tipico stile Belle Epoque: lei sotto un enorme cappello, stretta in bustino che le segna la vita cammina ondeggiando la sua ampia gonna accarezzando i fili d’erba sotto di sé. Per ripararsi dal sole ha un graziosissimo ombrellino di pizzo, accanto a lei un giovane uomo con i baffi all’insù e un cappello a cilindro le porge il braccio e l’ascolta rapito. Poco distante un bimbo gioca rincorrendo il suo cerchio, un giovane soldato di una guerra non voluta appoggiato ad un albero, ascolta attento i racconti di due vecchi non più stanchi seduti su una panchina di pietra. Tutti nei loro abiti candidi sorridono e si muovono con dolcezza in quel verde e quell’azzurro limpido riscaldati dai raggi del sole che filtrano tra i rami. Quanta pace, quanta felicità!
    Sdraiata nell’erba mi lascio cullare da questa sensazione e travolgere dall’emozione. Non vorrei più scendere quella scala e lasciare quel giardino, vorrei che il tempo si fermasse ora, per sempre, ma è mattino, mia madre mi chiama e risvegliandomi mi riporta alla realtà. “Perché mentre dormivi sorridevi? Cosa stavi sognando piccola mia?” “Il Paradiso mamma!” . Forse è davvero così, chi può dirlo.


    Con affetto - Pulcinella

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